sabato 25 ottobre 2014

L’anello di acque lucenti

In piena stagione venatoria mi piace recensire scritti che non parlano di caccia, ma al contrario tacitamente la condannano inneggiando ad una natura selvaggia e incontaminata. Questo  resoconto di Gavin Maxwell di qualche anno fa è uno splendido esempio di ritorno completo alla natura, roba che avrebbe fatto schiattare d’invidia Henry Thoreau.


Chi non ha mai provato in vita propria il desiderio di fuggire dal mondo e isolarsi in un luogo remoto a ritemprare le forze si faccia avanti. Il protagonista di questo libro è uno scrittore in un periodo critico, al quale viene offerto di abitare in un vecchio edificio ubicato in riva al mare lungo la costa delle West Highlands scozzesi, raggiungibile solo a piedi e senza alcuna comodità all’interno. La casa più vicina è a una distanza di qualche chilometro, il paese più prossimo a più del doppio, i dintorni incontaminati.
A Gavin Maxwell il posto appare da subito come un paradiso: lo ribattezza Camusfeàrna,  che in gaelico significa “La baia degli ontani”, e lo rende  abitabile utilizzando per mobilia vecchie cassette per il pesce abbandonate sulla riva dalla risacca, quindi vi si trasferisce recando con sé Mij, un cucciolo di lontra che aveva riportato dall’Iraq.
Il libro è il resoconto del periodo passato da Maxwell a Camusfeàrna insieme a Mij, che al pari del suo compagno umano si era trovato magnificamente bene in una natura cruda e spettacolare, tra oceano, brughiere e gelidi torrenti ricchi di leccornie per lontre. Non è facile immaginarsi una lontra come animale domestico, ma Maxwell riesce benissimo a rendere il carattere curioso e giocherellone di questi predatori, con quella tenerezza e quella comprensione che un appassionato cinofilo riserverebbe al proprio cane. Un po’ come nel libro di Farley Mowat recensito qualche giorno fa, le vicissitudini dei protagonisti assumono spesso delle tinte tragicomiche che portano sia al sorriso che alla commozione.
La solitudine e il luogo trasformano lo scrittore da cacciatore a fervente sostenitore della natura, tanto che alla morte di Mij Maxwell continuerà a vivere nello stesso posto “adottando” una famiglia di lontre autoctone e dedicando loro un affetto che sarà completamente ricambiato.
Alla faccia degli “sportivi” armati di doppietta.
Il Lettore 

4 commenti:

  1. Sono stata in quei luoghi, passando anche dalla casa dello scrittore: davvero magiche (le lontre hanno proprio un che di felino)

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  2. Fantastico! Quasi quasi ti invidio... piacerebbe anche a me andare a passarci qualche tempo per rigenerarmi lontano da tutto. Della casa ho visto solo le foto, è ancora abitabile? C'è stata qualche modifica dagli anni sessanta? Penso anch'io che le lontre abbiano molto di felino, purtroppo non ne ho mai vista una dal vivo. E poi i gatti mi piacciono...

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    1. Nella casa c'è un museo amatoriale sulle lontre (un po' inquietante a dire il vero). Le lontre, lo ammetto, le ho viste principalmente in un centro di ripopolamento qui in Italia, in Scozia le ho avvistate, ma sono molto timide e per lo più stanno a riva di notte (ci sono bellissimi cartelli stradali che impongono di fare attenzione all'attraversamento delle lontre). Per quanto riguarda la zona del libro, credo che in termini di paesaggio non sia cambiato nulla, è uno dei posti più belli che abbia mai visto. Adesso la risorsa principale è il turismo, ma un turismo ancora sostenibile, fatto di piccoli numeri e viaggiatori attenti

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    2. Grazie Tenar, è uno sollievo pensare che il posto sia rimasto quasi intatto.

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