martedì 25 agosto 2015

Vita di Galileo

Eccezionale. Un libro da leggere assolutamente cercando di entrare nelle molteplici chiavi di lettura che Bertolt Brecht propone in questa biografia di Galileo Galilei in chiave teatrale, scritta nel corso della seconda guerra mondiale e più volte rivisitata dallo stesso autore per adattarla al pubblico di diverse nazionalità.
Ma vi avverto, se vi capiterà di trovarci dentro i riferimenti all’epoca attuale prefigurati da Brecht, poi non demoralizzatevi troppo: “È una notte di sventura quella in cui l’uomo vede la verità; è un’ora di accecamento, quella in cui crede il genere umano capace di ragionare. (…) Credi che i potenti lascerebbero mai andar libero uno che conosce la verità, fosse pure in merito a stelle infinitamente lontane?”.
E figuriamoci per le cose a noi più vicine!




Nel raccontare alcuni fondamentali episodi della vita di Galileo Galilei, disposti in modo cronologico ma separati tra loro da intervalli temporali anche consistenti, Brecht mostra, e non dice, l’ottusità con cui i sapienti e i religiosi dell’epoca hanno osteggiato le scoperte dello scienziato rifiutandosi di accettare l’evidenza in nome della cieca aderenza a dogmi risalenti a Platone e Aristotele perché facevano loro comodo. Come non pensare che tutto ciò sta succedendo ancora oggi?
Certo, nell’epoca attuale il modo di considerare la scienza è molto diverso rispetto alla prima metà del diciassettesimo secolo, e questo grazie anche allo stesso Galileo Galilei, ma l’arroganza dei governanti e il loro voler interpretare (e far interpretare) qualsiasi fatto nel modo a loro più congeniale, si rivelano essere al di fuori del tempo: “Il vecchio e il decrepito si affacciano sulla scena e si spacciano per novità, o tali sono proclamati se vengono imposti in maniera nuova. (…) Non è forse vero che tutto fa prevedere la notte imminente, e nulla l’inizio di tempi nuovi? (…) Pensando ai nostri uomini politici borghesi, gli interessi culturali (e scientifici) di quei politici antichi sarebbero degni del più alto elogio.” Come visione è abbastanza pessimistica, ma tenendo conto dell’epoca in cui il dramma è stato scritto, lo stesso Brecht rimarrebbe sorpreso nel constatare come queste parole siano perfettamente aderenti ai giorni nostri!
In sole settanta pagine di dialoghi da recitare Brecht affronta i temi della ragione, della scienza, della religione, della libertà, della curiosità, della ricerca, della demagogia e della stupidità umana (ne sarebbe rimasto soddisfatto Carlo M. Cipolla!), oltre a descrivere le molteplici sfaccettature di un uomo bramoso di scoprire la verità dietro le cose, ma anche ossessionato dai problemi della gente comune: portare a casa la pagnotta tutti i giorni, confrontarsi quotidianamente con la stolidità delle persone, accumulare la dote per la figlia, scendere a compromessi, ingannare i burocrati per superare la loro idiozia.
E infine tradire se stesso, la scienza e tutti i suoi seguaci al solo scopo di poter sopravvivere.
Nel dramma si può apprezzare la differenza tra la cultura nascente della prima metà del diciassettesimo secolo e la cultura del potere, fondata su presupposti errati ma incancrenita sia per tradizione che per la necessità di tenere soggiogati popoli e fedeli, ed è fondamentale per capire il modo in cui i governanti mistificano le verità per adattarle a servire ai propri scopi.
Dopo averlo letto ho addirittura pensato che non solo mi piacerebbe il vederlo rappresentato, ma partecipare nel rappresentarlo.
Anche se mi dovessero assegnare la parte del Papa.
Il Lettore
Lettore, Brecht

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