Eccezionale. Un libro da
leggere assolutamente cercando di entrare nelle molteplici chiavi di lettura
che Bertolt Brecht propone in questa
biografia di Galileo Galilei in
chiave teatrale, scritta nel corso della seconda guerra mondiale e più volte
rivisitata dallo stesso autore per adattarla al pubblico di diverse
nazionalità.
Ma vi avverto, se vi capiterà
di trovarci dentro i riferimenti all’epoca attuale prefigurati da Brecht, poi
non demoralizzatevi troppo: “È una notte di sventura quella in cui l’uomo
vede la verità; è un’ora di accecamento, quella in cui crede il genere umano
capace di ragionare. (…) Credi che i potenti lascerebbero mai andar libero uno
che conosce la verità, fosse pure in merito a stelle infinitamente lontane?”.
E figuriamoci per le cose a
noi più vicine!
Nel raccontare alcuni
fondamentali episodi della vita di Galileo Galilei, disposti in modo
cronologico ma separati tra loro da intervalli temporali anche consistenti,
Brecht mostra, e non dice, l’ottusità con cui i sapienti e i
religiosi dell’epoca hanno osteggiato le scoperte dello scienziato rifiutandosi
di accettare l’evidenza in nome della cieca aderenza a dogmi risalenti a
Platone e Aristotele perché facevano loro comodo. Come non pensare che tutto
ciò sta succedendo ancora oggi?
Certo, nell’epoca attuale il
modo di considerare la scienza è molto diverso rispetto alla prima metà del
diciassettesimo secolo, e questo grazie anche allo stesso Galileo Galilei, ma l’arroganza dei governanti e il loro voler
interpretare (e far interpretare)
qualsiasi fatto nel modo a loro più congeniale, si rivelano essere al di fuori
del tempo: “Il vecchio e il decrepito si
affacciano sulla scena e si spacciano per novità, o tali sono proclamati se
vengono imposti in maniera nuova. (…) Non è forse vero che tutto fa prevedere
la notte imminente, e nulla l’inizio di tempi nuovi? (…) Pensando ai nostri
uomini politici borghesi, gli interessi culturali (e scientifici) di quei
politici antichi sarebbero degni del più alto elogio.” Come visione è
abbastanza pessimistica, ma tenendo conto dell’epoca in cui il dramma è stato
scritto, lo stesso Brecht rimarrebbe sorpreso nel constatare come queste parole
siano perfettamente aderenti ai giorni nostri!
In sole settanta pagine di dialoghi da recitare Brecht affronta i temi
della ragione, della scienza, della religione, della libertà, della curiosità, della
ricerca, della demagogia e della stupidità umana (ne sarebbe rimasto
soddisfatto Carlo M. Cipolla!),
oltre a descrivere le molteplici sfaccettature di un uomo bramoso di scoprire
la verità dietro le cose, ma anche ossessionato dai problemi della gente
comune: portare a casa la pagnotta tutti i giorni, confrontarsi quotidianamente
con la stolidità delle persone, accumulare la dote per la figlia, scendere a
compromessi, ingannare i burocrati per superare la loro idiozia.
E infine tradire se stesso,
la scienza e tutti i suoi seguaci al solo scopo di poter sopravvivere.
Nel dramma si può apprezzare
la differenza tra la cultura nascente
della prima metà del diciassettesimo secolo e la cultura del potere, fondata su presupposti errati ma incancrenita
sia per tradizione che per la necessità di tenere soggiogati popoli e fedeli,
ed è fondamentale per capire il modo in cui i governanti mistificano le verità
per adattarle a servire ai propri scopi.
Dopo averlo letto ho addirittura
pensato che non solo mi piacerebbe il vederlo rappresentato, ma partecipare nel
rappresentarlo.
Anche se mi dovessero assegnare la parte del Papa.
Il Lettore
Lettore, Brecht
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