venerdì 28 agosto 2015

Storia di un corpo

Questo Storia di un corpo ha risollevato di molto Daniel Pennac nella mia considerazione, dopo la débâcle di Ecco la storia. Naturalmente tutto ciò è soggettivo: è possibile che a qualcuno Ecco la storia sia piaciuto, e questo diario fisico invece non gli dica assolutamente nulla.
A me è piaciuto molto, a partire dall’idea, proseguendo con la tecnica di realizzazione per finire con lo stile e la prosa utilizzati.




L’idea, vincente, è quella di realizzare un diario della propria vita scrivendoci sopra esclusivamente fatti riguardanti il proprio corpo e le sensazioni che questo trasmette al cervello. Sembra una cosa da poco, ma farci un libro di 300 pagine permettendo al lettore di arrivare in fondo senza cali di interesse non lo è affatto.
Per realizzare ciò Pennac ha utilizzato la tecnica: in una ripetitiva e rischiosamente monotona enumerazione dei giorni e degli accadimenti ha inserito frequenti variazioni di ritmo, dal post (come se fosse un blog, no?) sintetico, anche di una sola riga, alle narrazioni in più pagine che assumono la forma di veri e propri racconti; ha interrotto l’andazzo con salti temporali e con interventi diretti dell’autore rivolti alla figlia che è il destinatario finale di questo diario; ha alternato momenti esilaranti con episodi dal toccante al tragico, chiudendo quasi tutti i capitoletti con una breve battuta che soddisfa il lettore e lo sprona a proseguire nel successivo.
Il tutto per narrare cosa succede al corpo del protagonista dall’età prepubere alla vecchiaia, dal sapore del primissimo sorso di caffè ai sintomi delle malattie ai dolori delle sbucciature, dal gusto dei cibi alla sensazione di un tuffo, da indefinibili polluzioni notturne a entusiasmanti eiaculazioni, dal dolore atroce di una carie agli acciacchi della vecchiaia al senso di vuoto per la perdita di una persona amata. In pratica tutto ciò attraverso cui siamo passati o saremo costretti a passare nel corso della nostra vita. È ovvio che, essendo scritto da un uomo, in questo diario si troveranno fatti legati più strettamente all’universo maschile, ma in ogni caso una carie è una carie sia per gli uomini che per le donne, così come la varicella non sta a guardare di che sesso sei, e penso che anche una donna possa trovarci molti spunti di interesse.
La tecnica di Pennac è supportata da uno stile squisito e da una prosa accattivante, semplice e forbita, valorizzata dall’ottima traduzione di Yasmina Melaouah. Raccontando del proprio corpo inoltre, Pennac fornisce, insieme alla vita del protagonista, un quadro sintetico della storia e dell’evoluzione sociale della Francia dagli anni ’30 ad oltre il 2000, insieme a tutta la sua sensibilità, dimostrata anche nel resto della sua produzione, nei confronti degli esseri umani.
E insieme all’ironia e al senso dell’umorismo che lo contraddistinguono:
 “29 anni, 2 mesi, 22 giorni                                        Giovedì 1° gennaio 1953
Ieri sera veglione a casa R. Distribuzione di sigari. Dibattito sui pregi rispettivi di Cuba, Manila e non so quali altri paesi produttori di tabacco. Mi chiedono un parere. Ma, a vedere quegli intenditori tagliare con aria compunta quei tronchi, non sono riuscito a togliermi dalla testa l’idea che l’ano, sezionando lo stronzo, svolge la funzione di un tagliasigari. E il volto, in entrambe le circostanze, mostra la medesima espressione concentrata.”
Come fai a non sorridere, dopo, quando sei al bagno, all’idea di quei sigari che stai spuntando? E per fortuna che ogni tanto fa sorridere, narrazione e metafora della vita stessa, perché avvicinandosi alla fine…
Il Lettore

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