Vi ho già resi edotti del
fatto che la musica che ascolto di più è ancora oggi la progressive degli anni ’70, in particolare Genesis e Pink Floyd
(sì, sarò arretrato, e allora? Trovatemi qualcosa di meglio, se ci riuscite).
Di solito non mi viene in mente altro di più piacevole da ascoltare. Ma a volte
cambio genere, e in funzione dello stato d’animo dominante al momento mi piace
ascoltare Beethoven, Mozart, molto Bach e anche Ciaikovskij, Vivaldi e Ravel.
E molto Jazz.
Ma non siamo qui per discutere
i miei gusti musicali che peraltro sono ben inquadrati e pressoché inamovibili.
Una sola divagazione poi chiudo. Dell’arcigno Miles Davis che vediamo nella splendida foto di Aaron Rapoport sulla copertina di
questo Jazz ascolto spesso i dischi
dei primi anni ’60: Birth of the Cool,
Sketches of Spain e soprattutto il
celeberrimo Kind of Blue, ma non mi è
mai riuscito di capirne le numerose evoluzioni successive, a partire da quel Bitches Brew che costituisce la
consacrazione della fusion. Ci avrò
provato venti volte, ma non riesco proprio ad apprezzarlo. Un po’ come per la
musica che purtroppo oggi va per la maggiore (e la stessa cosa mi succede per I promessi sposi). Ed è così anche per
altri grandi mostri del Jazz: mi
piacciono molte cose di Jarrett ma non tutte, lo stesso per Monk, lo stesso per
Parker, lo stesso per Coltrane, Baker, Metheny, Corea, Evans e così via.
Ritengo che sia una cosa normale. Chiusa parentesi.
Il primo libro che ho
comperato per erudirmi quando mi sono avvicinato a questa corrente musicale è
stato questo di Arrigo Polillo, che
ancora oggi costituisce un’ineguagliata Bibbia
della materia oltre che la più completa trattazione jazzistica in lingua
italiana. Ancora più sensazionale se si pensa che l’autore non aveva alcun tipo
di formazione musicale.
Arrigo
Polillo è stato un
giornalista famoso in tutto il mondo per i suoi articoli e libri sulla materia,
direttore di testate specializzate, organizzatore di spettacoli e di festival,
e in questo tomo di oltre 900 pagine (tutte lette) ripercorre tutta la storia
del Jazz dagli albori fino al
momento della sua morte alla fine del secolo scorso, analizzandone le varie
correnti che si sono succedute insieme ai protagonisti che hanno reso famosa
questa musica straordinaria. Oltre a ciò, in una specie di Jazz for dummies, Polillo inserisce numerosi capitoli monografici
in cui parla di volta in volta di tutti i più grandi esecutori mondiali di
questa civiltà musicale, tracciandone le biografie, le tecniche, il modo di
pensare e riportando anche curiosi aneddoti insieme alla discografia necessaria
per comprendere quel determinato autore e concertista.
È chiaro che tutto ciò può
anche essere superfluo per uno che vuole solo ascoltare della buona musica (mi
sono goduto da matti un intero concerto di Cecil
Taylor ignorando completamente all’epoca chi fosse quello gnomo nero con i
calzini verdi e arancioni che pestava del tutto rapito, emettendo gridolini
estatici, la tastiera del suo pianoforte), ma come in molti altri campi, a
partire dalla pittura, penso che
possedere la consapevolezza di ciò
che si sta facendo sia un aiuto fondamentale per capirne l’essenza. Puoi
benissimo restare estasiato ascoltando il Köln
Concert nella penombra di un pomeriggio di pioggia ricordando la prima
volta che hai visto dal vivo un giovanissimo Keith Jarrett sul palco di Umbria
jazz senza sapere chi poi sarebbe diventato (’71? ’72? Con baffi e capelli
cespugliosi), ma capirai meglio lo struggimento del sassofono di Charlie Parker, o della voce di Chet Baker, se ne conosci la tragedia, il progressivo
sprofondare nell’abisso, così come capirai meglio il cubismo di Picasso se già ne conosci la sublime
capacità di rappresentare il realismo.
Per chiunque voglia andare
oltre il mero ascoltare della buona musica, ma che desideri anche conoscerne
l’inquadramento storico e sociale e il percorso che un artista ha seguito per
produrre quelle note in quel determinato modo, questo Jazz è un libro assolutamente fondamentale. Provate a mettere sul
piatto un vecchio vinile di Billie
Holiday e sulle prime note cominciate a leggere il capitolo che la
riguarda: apprezzerete molto di più entrambi in un’empatia sorprendente.
Il Lettore musicologo
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