giovedì 9 aprile 2015

Il gene egoista

Abituati come siamo a mettere noi stessi al centro del mondo, a considerare che tutto quello che ci ruota intorno si è evoluto in maniera tale da permetterci di arrivare ad essere ciò che siamo, a considerare l’uomo, di più, noi stessi, come punto di arrivo di una macchina evoluzionistica perfetta ― checché ne dicano tutti coloro che ancora non credono nel concetto di darwinismo -, leggere questo libro equivale a darsi una martellata dove fa più male: un duro colpo per la nostra autostima.




Secondo quanto scrive Richard Dawkins in questo interessantissimo saggio originariamente scritto nel 1976 e quindi ampliato più volte, noi non siamo altro che delle semplici macchine in carne e ossa, sia pure coscienti, ma nient’altro che dei mezzi costruiti unicamente per conservare, salvaguardare e far proliferare quelle piccolissime molecole incoscienti, ignare di se stesse, senza alcuna consapevolezza ma del tutto egoiste che vengono chiamate geni.
Sono solamente loro, e il fatto che pur non essendone coscienti vogliono lo stesso replicarsi a tutti i costi, che permettono la costruzione degli involucri (noi) che li contengono, che ne determinano la nascita, la crescita, la decadenza e la morte in un ciclo inesorabile (per noi) ma costruttivo per loro stessi. Come recita il sottotitolo: La parte immortale di ogni essere vivente, sono solamente i geni che si perpetuano e che comandano la strategia che fa loro più comodo. E questo senza che neanche ne siano consapevoli! Certo, come concetto è abbastanza difficile da capire e ancor più ostico da accettare: ma come! E la nostra coscienza? La nostra intelligenza superiore? L’assioma che l’Uomo si pone in cima alla piramide degli esseri senzienti di questa terra? Tutte cazzate.
Sono i geni che ci hanno costruito che continuano a governarci, che ci indirizzano verso un’evoluzione a noi sconosciuta, e il bello è che questo punto di arrivo è sconosciuto anche a loro.
Il gene egoista è un saggio destinato sia agli esperti che ai profani nel quale Richard Dawkins espone in maniera chiara e accessibile a tutti l’intero percorso che ha seguito per giungere alla sua teoria. Attraverso esaurienti incursioni nella fisica, nella chimica, nella biologia fino alla teologia, Dawkins ha scritto un libro di divulgazione scientifica che nel giro di poco tempo da quando è stato pubblicato è diventato un testo fondamentale e ha scatenato un putiferio di discussioni tra chi lo ha giudicato uno dei libri più importanti del ventesimo secolo e chi invece ne è rimasto infastidito, urtato da questo nuovo modo di interpretare le asserzioni che stanno alla base della biologia e della nostra stessa esistenza.
Nonostante sia saturo di concetti non facili da assimilare il libro si legge benissimo ed è scritto in maniera chiara e lineare. La cosa a mio parere forse più importante è quella che le ipotesi rivoluzionarie di Dawkins dischiudono degli orizzonti ai quali normalmente non pensiamo, e si resta stupiti di fronte a un nuovo modo di pensare al significato della nostra esistenza su questa terra.
È uno di quei casi in cui arriva una luce improvvisa ad illuminare le tenebre: quello che ti rivela può anche non piacerti, ma ora sai che è lì e devi per forza tenerne conto.
Il Lettore 

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