mercoledì 29 aprile 2015

In fondo al tuo cuore

Arieccoce! Penserete.

Ancora Maurizio de Giovanni!? Ma io… Stop! Non se ne può più! Su questo blog è diventato un tormentone! Volevo solo dire… Hai detto fin troppo! La vogliamo finire? Sembra quasi che i napoletani ti stiano simpatici! No, è che… E piantala una buona volta e leggi qualcos’altro!
Oh insomma basta! Il blog è mio e lo gestisco io! E per una volta tanto, per una volta che c’è uno scrittore italiano che merita, lasciatemi fare il mio porco comodo di recensirlo come voglio e tutte le volte che voglio. Chiaro? Be’, se la metti così
Sì, la metto così, e tanto per essere cristallini: Maurizio de Giovanni non mi paga per parlare bene dei suoi libri, non lo conosco e non ci ho mai parlato nemmeno per telefono.
È solo che mi piace come scrive…




A parte gli scherzi, In fondo al tuo cuore, il cui sottotitolo è Inferno per il Commissario Ricciardi, è l’ultima (in ordine di tempo) puntata delle avventure di quel commissario letterario secondo solo a Montalbano per la fama raggiunta in Italia e all’estero.
Ne parlo ma non mi voglio ripetere: tutti i commenti che ho già scritto sui libri di De Giovanni li trovate cliccando sull’etichetta con il suo nome qui a destra, e di conseguenza non vi ridirò un’altra volta le caratteristiche positive dei suoi libri e dei suoi personaggi, o le particolarità che contraddistinguono il suo stile: in questo romanzo vi si trovano tutte.
E se posso dirla come sta, devo ammettere che questo romanzo è ancora più coinvolgente dei precedenti, portandoti spesso sull’orlo della commozione. Senza tralasciare l’episodio  poliziesco che fa da spina dorsale al romanzo, De Giovanni accentua l’attenzione sui drammi dei protagonisti seriali e sull’evoluzione delle loro storie che ha portato avanti per diversi romanzi. I personaggi ai quali man mano il lettore si è affezionato ritornano tutti con i loro grandi e piccoli problemi, le loro angosce e le loro speranze; simpatie e antipatie vengono focalizzate ancora di più e, se possibile, cresce ulteriormente l’aspettativa per una futura risoluzione delle piccole avventure di ognuno all’interno del romanzo.
Un romanzo che ho divorato, nonostante la difficoltà di leggerlo in forma digitale sul telefono. Mi ha tenuto incatenato in ogni momento della giornata, non appena mi si liberavano cinque minuti, preso dalla curiosità di venire a conoscenza dell’evoluzione delle storie alle quali De Giovanni ha saputo legarmi.
Ho trovato simpatica l’entrata in scena dello scrittore Libero Bovio (una cui frase ― com’è facile scrivere difficile, e com’è difficile scrivere facile! ― ho già utilizzato in passato come corollario dell’intestazione Freereader di questo blog), sia pure con uno sfalsamento temporale rispetto al reale che l’autore stesso confessa di aver dovuto apportare per esigenze di continuità della trama, e ho apprezzato anche, nei ringraziamenti, la confessione dell’aiuto ricevuto per l’elaborazione del plot e per lo studio dei complessi particolari necessari alla contestualizzazione nella Napoli degli anni ’30.
Di tutte le altre particolarità della saga del Commissario Ricciardi ho già parlato: leggete i romanzi, non ve ne pentirete. Possibilmente in ordine cronologico per apprezzare ancora di più l’evoluzione delle vicende. Ho scorso in rete che sembrerebbe manchi una sola puntata alla conclusione di questa saga: appena uscirà dovrete sorbirvi la recensione anche di quella.
(Occavolo! No! Non un’altra volta! Ma forse è meglio che me ne sto zitto…)
Il Lettore

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