mercoledì 10 dicembre 2014

Regole per vecchi gentiluomini

Avete presente Zoella? La blogger che ho nominato qualche giorno fa perché ha battuto il record della Rowling vendendo 78000 copie del suo libro nella prima settimana di uscita? Bene, ora è scappato fuori che Girl Online non l’ha nemmeno scritto lei, ma si è affidata a un ghostwriter. E il lettore ingenuo continua a farsi prendere per i fondelli… Poco importa che per la vergogna l’oca giuliva abbia deciso di scomparire per un po’ dalla circolazione, intanto ha venduto e continuerà a vendere. Oggi giorno non conta nulla se il libro valga o meno, conta solo se l’autore è più o meno conosciuto. In che mondo viviamo…

Ma parliamo di cose serie. Tempo fa, girellando per il solito negozietto di libri usati, mi sono imbattuto in uno di quei titoli magnifici che non puoi fare a meno di portarti a casa; magari ti viene anche il sospetto che sia tutto titolo e niente arrosto, come insegna un noto autore italiano, ma quando un romanzo si intitola Regole per vecchi gentiluomini tenti comunque la sorte e vada come vada, speriamo bene.


E una volta tanto è andata bene, altro che numeri primi…
Il romanzo di Peter Pounchey è una piccola perla trovata per caso e per questo forse ancora più preziosa. Una narrazione pacata, un ritmo con la lentezza propria della persona anziana e uno stile cristallino nel quale spicca la capacità di descrivere ambienti e paesaggi fanno di questo racconto un’opera capace di coinvolgerti e smuovere qualcosa al tuo interno.
Poche cose sono più tristi di un vecchio rimasto del tutto solo in un posto isolatissimo nel corso di un inverno gelido, che di per se stesso rappresenta una metafora. McIver, il protagonista, è un professore di storia al termine della vita che ha visto andarsene tutte le persone a lui più care e ha scelto di finire i suoi giorni nel luogo stesso che insieme alla moglie amata per quasi quarant’anni si erano eletti a residenza: una foresta sperduta nelle vicinanze di Cape Cod, nei pressi di Boston, un luogo che non a caso era caro a Henry Thoreau. Sentendo avvicinarsi la fine McIver decide di impiegare il tempo che gli resta scrivendo il romanzo che si sente dentro da molto, e per farlo si impone delle regole che dovrebbero combattere sia le difficoltà pratiche che le angosce dovute alla vecchiaia. Vi lascio il piacere di leggerle per conto vostro, ma non posso fare a meno di citare la n. 7 – Lavorare ogni mattina,  che sottintende lo scrivere ogni mattina almeno una scena, e la n. 3 – … accendere il fuoco quando occorre, bruciando prima le cose meno importanti. Dove queste ultime stanno per …sedie pieghevoli, i libri scritti dalla concorrenza e altra immondizia prima dei libri buoni e dei miei.
Peter Pounchey costruisce così gli ultimi mesi di vita di McIver intrattenendo il lettore con le difficoltà oggettive del vecchio intercalate alle sfaccettature del romanzo che egli sta scrivendo, analizzandone via via la trama e i personaggi così come l’autore si impone di costruirlo ogni mattina. L’edificazione di un romanzo dentro un romanzo, fino ad una conclusione che anche se si può prevedere fin dall’inizio non per questo risulta scontata o deludente.
Una lettura affascinante, elegante e malinconica, di classe.
Il Lettore

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