venerdì 28 novembre 2014

Notizie buone e cattive

Ho da comunicarvi un paio di notizie da questa scrivania: una buona e una cattiva.
La notizia buona è che ho ricominciato a leggere gli inediti che arrivano in Casa Editrice: avevo rallentato di molto l’attività di valutazione fino a sentirmi un po’ in colpa e mi sono costretto a riprendere. Il rallentamento è stato dovuto soprattutto a due ragioni: la principale è che passo troppo tempo davanti allo schermo; tra il lavorare (purtroppo poco…), il leggere, il blog, lo scrivere e, non ultima, l’attività di moderazione nel forum, alle volte mi arriva la nausea da monitor e provo una certa repulsione solo a pensare di leggere a schermo. E poi voglio stare un po’ fuori, all’aria aperta, tempo permettendo. La seconda ragione è che mi sono stufato di leggere porcate, il ché è direttamente collegato alla…

…notizia cattiva: la percentuale di bocciature continua a sfiorare il cento per cento.


Degli inediti che ho visionato in questi giorni ne ho salvato (in parte…) solo uno. Quando a scrivere è un professionista si vede subito: sinossi esauriente, presentazione impeccabile, impaginazione perfetta, testo revisionato criticamente, assoluta mancanza di errori. Un autore (una, in questo caso) che ha già pubblicato e sa come vanno le cose si riconosce fin dalle prime righe. Il problema di questo testo era che l’argomento del romanzo a me non interessava proprio, nonostante lo stile leggibile e ben articolato, e il genere era del tutto avulso da quelli trattati dalla Casa Editrice in questione. Ho consigliato l’Editore di dargli un’occhiata lui stesso e decidere autonomamente se possa fare per loro.
Per il resto…
Diciannovenni convinti a torto che l’uso di termini roboanti e concetti astrusi possa salvare il mondo dall’abbruttimento.
Ipo-maggiorenni che dopo aver letto in vita loro solo Geronimo Stilton pretendono di convincerti  che ciò che ti appresti a leggere sarà il prossimo Premio Strega.
Maestre elementari che non conoscono l’uso degli spazi: un intero testo (peraltro insulso…) senza spazi né prima né dopo tutti i segni d’interpunzione (adoperati comunque da fare schifo…).
Poesia, poesia, ancora poesia… non se ne può più! Soliti concetti e solita ricerca esasperata del termine che potrebbe colpire di più. Basta! Caro il mio Editore, a parte il fatto che non la pubblichi, tanto sai già che la poesia la boccio, ti prego, risparmiamela!
Ma quello che mi colpisce di più ogni volta è l’assoluta, persistente, inesplicabile assenza di un sia pur minimo briciolo di autocritica: quasi nessuno che si ponga il dubbio di aver scritto o meno una cosa decente, quasi nessuno che rilegga ciò che ha scritto, quasi nessuno che operi una revisione costruttiva; tutti convinti, a giudicare dalle recensioni autoincensanti che accompagnano gli elaborati, di aver scritto un capolavoro al primo tentativo.
Beati loro.
Mentre sto scrivendo questo post mi arriva una mail: un’amica di cui non farò il nome mi chiede di dare un’occhiata alle primissime pagine dell’ultimo lavoro che si sta accingendo a scrivere. L’incipit e poco altro. Le mie labbra si increspano in un sorriso – ma tu guarda la coincidenza! – apro il file e mi metto a leggere: alcune imprecisioni, ma molto promettente. Non sarà facile, ma spero che riesca a mantenere il filo fino al termine. 
L’amica ha già pubblicato, e si vede.
Il Valutatore

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