…e altre indagini del giovane Montalbano recita il sottotitolo di
quest’ultima puntata delle avventure del Commissario più famoso d’Italia, quel Salvo Montalbano che torna questa volta
vestito dei panni che andavano di moda negli anni ’80, quando ancora non c’erano
i telefoni cellulari, Livia aveva cominciato
da poco a rompere i coglioni e Montalbano non si era ancora reso conto di che
pasta fosse fatta (ma Adelina sì,
cominciando subito a scomparire all’approssimarsi della genovese…).
Otto
racconti dal sapore retró, narrati in un dialetto siciliano
che si fa sempre più stretto man mano che Andrea
Camilleri invecchia, e nei quali si ritrovano tutti o quasi i personaggi di
contorno nei romanzi (solo Fazio va
inteso come Fazio padre, e non Fazio
figlio, ma sono sicuro che non solo qualche lettore, ma anche alcuni giornalisti che ne hanno scritto le recensioni non hanno notato la differenza) con tutte le
loro manie, idiosincrasie e tipicità, quasi fossero cristallizzati nel tempo contrariamente
al protagonista che pur avendo le sue solite intuizioni appare molto più freddo e pragmatico, quasi che l’autore
si fosse distaccato dal voler considerare questo personaggio come un suo figlio
reale.
Le trame seguono i soliti clichet dei romanzi in forma più
abbreviata, e di questo costringersi alla laconicità sia la contestualizzazione
che la caratterizzazione dei personaggi ne risentono parecchio: nei racconti
con molti nomi spesso si fa confusione perché i singoli protagonisti non sono
descritti a sufficienza, e molte motivazioni degli accadimenti avrebbero avuto
bisogno di più spiegazioni per poter meglio capire le interazioni e i modi di
fare sia della criminalità che della mentalità siciliana.
Il tutto appare un po'... leggerino, ecco.
Quello che volevo dire è
che il libretto mi è apparso nel complesso un po’ tirato via, quasi che
l’autore avesse il fiato sul collo di
un editore ansioso di pubblicare l’ennesimo Camilleri per poter fare un po’ di
cassetta. Poi è sempre possibile che mi sbagli, ma l’impressione è questa. Per
carità, si legge ed è anche abbastanza piacevole, lo stile è quello di sempre e
chi è affezionato a Camilleri lo troverà gradevole, anche se di certo non lo
piazzerà tra le sue opere migliori, ma un pochino resterà deluso, perché chi
ama lo scrittore siciliano, come me, per poter essere soddisfatto si aspetta
sempre che ogni nuova avventura di Montalbano sia un gradino al di sopra della
precedente, e invece…
Il Lettore
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