venerdì 14 novembre 2014

Fuoco nelle viscere

Ebbene sì, non ho ancora terminato il tormentone che mi sta facendo dannare. Sono a poco più di pagina 850 e mi sono veramente stufato: mi viene la nausea ogni volta che mi accingo a leggere perché il romanzo, a mio parere, ha perso completamente qualsiasi attrattiva che avesse potuto avere all’inizio. Ma ormai mi sono imposto di finirlo e lo farò stoicamente, ma da qui a parlarne bene…

Nel frattempo ripeschiamo di nuovo, stavolta un libretto della serie: un bravo idraulico dovrebbe fare l’idraulico, non il ragioniere, così come un bravo regista…


Pedro Almodóvar è un bravo regista: ho visto diversi suoi film e nel complesso non mi sono dispiaciuti, nonostante lo spagnolo esibisca un po’ troppo spesso il suo amore per il “pacchiano”. Da quel vulcano di idee che è si è cimentato spesso anche nella letteratura scrivendo parecchi racconti (che fortunatamente non sono stati pubblicati), fino a dare alle stampe questo romanzetto di una novantina di pagine in cui scatena tutta la sua fantasia sotto forma di un delirante racconto in cui sesso e omicidi hanno la parte più rilevante insieme, e come dubitarne?, al solito tuffo nell’introspezione femminile che sembra faccia parte integrante di tutto il suo universo cinematografico.
La storia è quella dell’industriale cinese Chu Ming, produttore di assorbenti (e già qui…) che per vendicarsi di essere stato tradito e abbandonato da tutte e cinque le sue amanti provoca una vera e propria epidemia trasmessa in breve tempo a tutte le donne dai simpatici oggettini che produce: coloro che li utilizzano sono prese da un furore erotico incontenibile che le spinge ad andare a letto con qualsiasi uomo incontrino (e fin qui tutto bene…),  ma tutti gli uomini che si fanno circuire da queste diavolesse del sesso sono condannati ad una morte atroce con sintomatologie ributtanti che al confronto l’ebola è un raffreddorino.
E già qui casca l’asino: l’idiota vuole vendicarsi delle sue cinque amanti e fa schiattare tutto il genere maschile. Ma già, quando saranno rimaste solo donne, allora con chi potranno divertirsi? Eccola, la vendetta! Un po’ come tagliarsi l’uccello per dare un dispiacere alla moglie. Ma forse tutto ciò rientra nei più reconditi desideri del regista.
Il tutto è raccontato con uno stile del tipo tutto quello che mi passa per la testa ci metto dentro, e chissenefrega se i personaggi non sono caratterizzati, se il grottesco la fa da padrone, se si salta di palo in frasca e se di plausibile c’è solo il titolo. Un’esplosione di follìa creativa incontrollata, un’emerita cazzata che se l’autore non si fosse chiamato Pedro Almodóvar sarebbe stata rifiutata da qualsiasi casa editrice che si rispetti senza starci tanto a pensare.
E adesso cerchiamo di finire il tormentone: già mi viene la nausea solo a pensare di dover ancora leggere settanta pagine…
Il Lettore 

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