mercoledì 16 agosto 2017

Una commedia italiana

Dopo Marco Malvaldi, ecco un altro Chimico che fa anche lo scrittore: Piersandro Pallavicini è un professore associato di Chimica all’università di Pavia che oltre alla produzione scientifica ha al suo attivo anche diverse pubblicazioni con Case Editrici rinomate.
Questo Una commedia italiana mi è stato caldamente consigliato e gentilmente prestato, grazie, dal mio solito pusher musicale che è in contatto con lo stesso autore essendo accomunati dall’insana passione per la musica progressive degli anni ’70 (compresa la fissa della maniacale raccolta di vecchi vinile ricercati in nascostissimi e stracolmi negozietti di Roma, Milano e Londra).




Una commedia italiana narra le vicissitudini di alcuni esponenti di una famiglia agiata con villa a Solària, un ameno paesino in cima alle Dolomiti, i quali incorrono in una serie di peripezie di carattere noir e danno vita a un romanzo nel quale, come in una vera e propria commedia all’italiana, si mescolano umorismo e malinconia, comicità e tristezza, ed è difficile stabilire quale sentimento prevalga sull’altro.
Carla Pampaloni Scotti (la fotocopia di Ave Ninchi in versione robusta) e Paola Ottolina (purtroppo per lei bruttissima, assomiglia a un bulldog) sono le simpaticissime amiche protagoniste del romanzo, entrambe cinquantenni a cavallo della menopausa e docenti di chimica all’Università di Milano.
Sono circondate da una serie di caratterizzazioni azzeccatissime: dal padre di Carla, Alfredo Pampaloni, ex industriale caseario e ottuagenario in fin di vita che sarebbe potuto essere un personaggio del film Amici miei, al fratello di lei che è uguale al Conte Oliver del Gruppo TNT ma molto più gretto e meschino, all’ispettrice di polizia Erica Daldosso, una sessantenne in calze contenitive che ricorda Edwige Fenech.
Romanzo carinissimo confezionato con una scrittura superlativa: rapida, briosa, divertente, leggera e amara allo stesso tempo quando fa emergere i problemi della vecchiaia; pieno zeppo di citazioni coerenti, il più delle volte palesemente esplicite e facilmente riconoscibili da un cinquanta-sessantenne che è passato in prima persona per gli stessi anni vissuti dalle protagoniste, ma anche inserite in modo più sottile, ad uso esclusivo del lettore ideale. Citazioni cinematografiche (non a caso il diretto superiore delle due ricercatrici si chiama Tersilli), ma soprattutto musicali: per gli amanti del genere un plus valore del romanzo è dato dal personaggio dell’Ottolina che è una fanatica della musica progressive degli anni ’70 e in qualsiasi momento della giornata le sue colonne sonore sono Genesis, Jethro Tull e Van der Graaf Generator, che ascolta da un impianto stereo ultratecnologico (se è a casa propria), o in cuffia (se è fuori), ed è un piacere farla sobbalzare dalla sorpresa mentre tra sé e sé canticchia Supper’s ready assolutamente concentrata.
Bel romanzo e scritto ancora meglio, tanto che mentre lo stavo leggendo e ridevo sulle sensazioni provate dalla protagonista nell’assistere a un concerto a Londra degli anzianotti Deep Purple me ne sono uscito con una battuta sulla scrittura (che a voi risparmio, ne potete fare benissimo a meno) alquanto misogina, e il mio editor mi ha letteralmente incenerito con un solo sguardo. Ah, fra parentesi, lei ha iniziato questo romanzo la mattina e lo ha terminato la sera stessa.
Bella scoperta. Ringrazio ancora il mio pusher per avermi fatto conoscere un altro autore che merita. Continua così.
Il Lettore

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