Non ho mai sopportato i bambini.
Mai, fin da quando ero bambino io stesso.
Ma come, obietterete, come si
fa a non amare i bambini?
Ci si riesce benissimo,
credetemi, e non provo neanche alcun cruccio per questa mia mancanza di empatia nei confronti della
bambinitudine. Si vede che in me il gene preposto al mostrarsi bendisposti in
presenza di caratteri neotenici non ha funzionato un granché.
Ma come, direte ancora, sono
così carini/dolci/teneri/innocenti/solari/eccetera eccetera…
Per me sono solamente dei rompicoglioni estremamente invadenti e innocentemente
crudeli che ancora non hanno imparato a stare al proprio posto e quando, e se,
finalmente lo impareranno sarà sempre troppo tardi. Che volete, ognuno ha le
sue idiosincrasie.
Certo, quando mi è toccato di
crescere mio figlio ho avuto parecchi
problemi, a partire dall’avere in giro per casa quell’intruso piagnucoloso col
quale non puoi avere un rapporto paritetico e non puoi farci proprio nulla. Ho
risolto trattandolo sempre da adulto,
spiegandogli tutte le cose come si farebbe con un adulto cretino e dicendogli
sempre la verità, anche se questo presupponeva discorsi che la maggior parte
dei genitori considera al di là della capacità di comprensione dei propri
figli. Colpa dei genitori, non dei figli. Mai, e sottolineo mai, ho minacciato
mio figlio con “non fare il cattivo
altrimenti arriva il babau”, o “se ti
fai male ti ci faccio la giunta” (frase che ho sempre odiato visceralmente), ma sempre e solo con “comportati come si deve altrimenti le buschi”, e visto che se non
faceva il bravo poi le buscava davvero ci ha messo veramente poco tempo a
imparare come comportarsi.
Calcio, napoletanità e
bambinitudine non fanno parte del mio dna.
Ma se c’è una cosa che
sopporto ancora meno del calcio, dei bambini e dei napoletani, sono le mamme dei suddetti bambini. Che parlano
e parlano e straparlano in continuazione dei propri figli e si sentono in
dovere di aggiornarti in tempo reale della cronologia particolareggiata delle
loro giornate senza che tu ti sia mai sognato di chiedere loro qualcosa in
merito. Però mi dicono che il cercare di far capire loro che non te ne frega
proprio un cazzo di ciò che fanno i loro figli sia da maleducati, proprio
socialmente scorretto, e allora non puoi fare altro che abbozzare, e solamente
evitare in modo accurato qualsiasi tipo di contatto con le medesime.
Va be’, vi chiederete ora, ma
come mai tutto questo panegirico solo un
tantino politicamente scorretto?
Ovvio, vi rispondo io, perché
il libro che vi propongo di indovinare oggi parla di bambini.
O quasi.
1 – Oggi parliamo di un
romanzo di formazione adolescenziale.
Sapete, quell’età in cui i bambini smettono (per fortuna) di essere bambini e
cominciano a trasformarsi da rompicoglioni piccoli in rompicoglioni adulti.
2 – L’autore è statunitense. E più precisamente
texano. Uno dei migliori scrittori
attualmente sulla piazza mondiale. Uno che però verrà preso in considerazione
per il Nobel solo quando la smetterà di inserire parolacce nei suoi libri. Ho
già recensito diversi libri suoi e a me piace molto. E mi auguro che continui a
scrivere le parolacce.
3 – Cosa strana nel romanzo non ci sono ammazzamenti, ai quali peraltro ci aveva abituato in parecchie
altre delle sue opere. Così come viene trattato un altro tema caro all’autore:
la condizione di vita di un ceto sociale
situato molto in basso nella scala di valori americana: i derelitti, gli
spiantati e le persone senza un futuro hanno sempre una grande rilevanza nelle
sue storie.
4 – Ma anche il lato ludico:
i pattini a rotelle assumono in questo romanzo un ruolo da
protagonista assoluto.
5 – Oggi voglio essere buono:
aggiungo che lo scrittore in oggetto è un affermato esperto di arti marziali e che ha anche inventato
un proprio stile riconosciuto in molti paesi del mondo.
Stavolta è proprio facile,
dài.
Freereader
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