martedì 29 agosto 2017

Io sono Dot

E rifocilliamoci con uno dei miei autori preferiti, che stavolta ha dato vita ad un nuovo romanzo di formazione adolescenziale: Joe R. Lansdale questa volta si cala nei panni di una diciassettenne alquanto duretta e disillusa che racconta la sua storia in prima persona, ambientandola in un contesto caro all’autore: quello del cinema drive-in, tanto popolare nella cultura americana, e sul quale Lansdale aveva già collocato una trilogia alquanto dura e fantasiosa.
Ma in questo caso ne fa una cosa completamente diversa.




Dot è una ragazza già provata dalla vita, ma con desideri che vanno oltre il restare per tutta la vita a servire consumazioni ai clienti del drive-in scivolando sui pattini a rotelle. Di famiglia povera, abbandonata dal padre scomparso dopo essere andato a comprare le sigarette, la diciassettenne guarda a tutto e a tutti con cinismo ma senza rassegnazione, e se c’è da combattere non si tira indietro. Un’altra occasione per Lansdale di aggiungere materiale al suo universo di umanità derelitta, povera ma qualche volta onorevole, nel quale in genere gli uomini, o perlomeno certi tipi di uomini, non fanno di certo una bella figura.
 “— Ci siamo sposate tutte e due troppo presto, e con uomini sbagliati.
     Almeno mio marito è morto giovane, — le disse nonna. — Non è scappato.
     Grazie, — disse mamma. — Questo mi fa sentire molto meglio.
     Non era mia intenzione farti sentire meglio, — disse nonna.
     Lo sospettavo, — disse mamma.”
Quando uno è un professionista è un professionista: Lansdale si cala nei panni di una ragazza di soli 17 anni e resta del tutto plausibile come se il romanzo l’avesse scritto veramente una ragazza di 17 anni. Come al solito i dialoghi sono frizzanti, metafore e similitudini azzeccate ed estremamente fantasiose, e una differenza che ho riscontrato con gli altri romanzi di Lansdale è che in questo, udite udite, non ci sono parolacce né morti ammazzati. Solo la voglia di lottare adolescenziale, che peraltro contribuisce a rendere Dot capace di ridurre come un cencio a sprangate il cognato dopo che l’uomo da ubriaco aveva picchiato la sorella di lei.
Per il resto una storia “quasi” normale, con Dot che cerca il riscatto da una vita grama, si impegna per concretizzare occasioni future, sia di studio che lavorative, decide di rintracciare il padre scomparso per avere direttamente da lui una spiegazione dell’abbandono e riesce anche a far innamorare di sé un giovane bello e ricco. E Lansdale è talmente bravo da non far apparire sdolcinato il tutto.
Alla fine lo scrittore assicura il lettore che in questo caso ha raccontato una storia del tutto successa realmente e forse è per questo che il romanzo magari non merita di collocarsi tra i migliori in assoluto di Lansdale, ma resta comunque molto piacevole e nettamente al di sopra della media.
Non c’è che dire, bravo come al solito.
Il Lettore

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