domenica 16 luglio 2017

La rivoluzione del coniglio

Quando al mattino il mio editor accompagna il pargolo a scuola e va a lavorare, per rendere i tragitti più piacevoli ascolta alla radio Il ruggito del coniglio, la trasmissione di Marco Presta e Antonello Dose che registra una media di ascoltatori pari a circa un milione di persone al giorno.
Lei dice che le piace molto. Io non l’ho sentita nemmeno una volta. Non sopporto ascoltare la gente blaterare a vanvera di persona, figuriamoci per radio.
Ma apprezzo l’arguzia e, così come mi ero gustato i libri di Marco Presta (uno lo trovate qui), ho letto con piacere questo La rivoluzione del coniglio del suo partner artistico.




Anche questa lettura è una dritta del mio pusher musicale che, buddista già da molti anni, sapendo della mia curiosità intellettuale verso questa religione me lo ha consigliato per approfondirne l’approccio.
La rivoluzione del coniglio in pratica è l’autobiografia di Antonello Dose che decide, all’età di cinquantacinque anni, di raccontare di se stesso focalizzando due aspetti fondamentali della sua esistenza: il suo avvicinamento al buddismo e la sua omosessualità.
Devo dire che ha fatto un ottimo lavoro su entrambi i temi.
Raccontandoci null’altro che la sua vita, Dose ci spiega i molti problemi che ha dovuto affrontare a causa della sua omosessualità e della sua accettazione in primo luogo da parte di se stesso e quindi degli altri, e come alcuni di questi problemi li abbia risolti con l’aiuto della pratica buddista.
“Da molti anni pratico il buddismo di Nichiren Daishonin. Ho iniziato per curiosità, per fiducia verso chi me ne aveva parlato e aveva insistito tanto affinché partecipassi a una riunione in una casa privata. 'Metti dei calzini puliti' mi disse Betta, 'ti chiederanno di togliere le scarpe.'”
Per toccare con mano ho partecipato anch’io ad alcune riunioni buddiste ma, a parte che fortunatamente nessuno mi ha chiesto di togliermi le scarpe, nonostante condividessi i princìpi di fondo e lo spirito che muove gli adepti di questa religione il mio scetticismo congenito ha avuto la meglio ancora una volta e non ho proseguito nell’approfondimento. Però riconosco che i princìpi sono del tutto giusti, così come del resto sono quelli del Vangelo di Gesù Cristo, e andrebbero tutti seguiti indipendentemente dalla religione che li enuncia. Ecco, appunto, le intenzioni sono buone, peccato però che poi gli uomini si inventino delle sovrastrutture per tentare di ingabbiarti.
Così come è giusto seguire i propri orientamenti sessuali qualsiasi essi siano, a patto che si rispetti sempre il prossimo, e quindi trovo del tutto fuori luogo qualsiasi tipo di omofobia e capisco come l’essere additati con una qualsiasi etichetta possa dar luogo a disagi non di poco conto. La cosa che invece non capisco, e non giustifico, è lo sfruttare le lotte per la liberazione sessuale perché in questo momento vanno di moda, e i pubblicitari si sentono in dovere di infilare omosessuali dappertutto.
Dose parla anche con franchezza della sua sieropositività ripercorrendo il cammino svolto dalla ricerca scientifica nei confronti di questa immunodeficienza e di come, anche in questo caso, la religione lo abbia aiutato a superare i momenti più difficili.
Un bel libro, che ho letto con piacere, una testimonianza diretta da parte di una persona famosa e seguita da un considerevole numero di fedelissimi.
Prima o poi dovrò riprovarci.
A recitare Daimoku, che avevate capito?
Il Lettore 

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