martedì 16 agosto 2016

In presenza del nemico

Va bene, ve lo prometto, pubblico questo e poi basta, almeno per qualche mese, altrimenti Elizabeth George rischia di diventare un tormentone del blog alla stregua di Maurizio De Giovanni o Lee Child. Ma che ci posso fare se i suoi romanzi sono buoni e fa piacere leggerli? Così come Child riesce a rendere interessanti anche gli ingorghi del traffico di Los Angeles, così la George ti tiene attaccato alle pagine nonostante la lentezza dello svolgimento e la prolissità narrativa che allungano a dismisura ogni suo romanzo. Anche questo conta ben più di 500 pagine, ma come gli altri ti incatena fino a ché tutti i misteri non ti sono stati chiariti.
A proposito, avete passato un buon Ferragosto? Dai che si ricomincia, anche se fino a che moglie e figlio restano al mare mi considero in vacanza anch’io…




La figlia dell’algida Eve Bowen, sottosegretario al Ministero degli Interni del governo inglese, viene rapita, e per restituirla alla famiglia il rapitore non chiede altro che sulla prima pagina del Source ne venga pubblicata la vera identità del padre. Si accontenta di poco, penserete. Ma che thriller sarebbe senza qualche complicazione?
Il problema è che l’identità del padre di Charlotte è sempre stata tenuta scrupolosamente nascosta e sembra che solo i due genitori siano a parte del segreto e nessun’altro, perché il vero padre altri non è che Dennis Luxford, lo stesso direttore del Source, il giornale scandalistico il cui scopo primario è dare contro al governo e cercare di farlo cadere.
Potete immaginarvi quale ridda di lotte politiche si possa scatenare allora dietro una richiesta del genere che metterebbe in piazza la relazione sessuale avuta da un membro del governo con uno dei suoi più acerrimi nemici. Nonostante entrambi i genitori si siano rifatti ognuno per proprio conto una famiglia (quasi) felice ed esistenze specchiate, diverse esistenze sarebbero distrutte dalla rivelazione, per non parlare degli sconvolgimenti politici a livello governativo.
La madre stessa della bimba tergiversa e impedisce la pubblicazione della notizia, e dopo pochi giorni il cadavere di Charlotte viene ritrovato nelle campagne inglesi.
È solo a questo punto della tragedia, dopo “appena” 200 pagine dall’inizio del romanzo, che entra in scena il nobile protagonista Lord Asherton, ovvero l’ispettore Thomas Lynley, che insieme alla sua squadra investigativa si adopererà per sbrogliare l’intricata matassa.
Anche questa volta Elizabeth George è riuscita a comporre un thriller avvincente, e nonostante gli scavi profondi operati nella psicologia di ognuno che allungano a dismisura il numero di pagine riesce a tenerti incollato al libro sia per la curiosità di vedere chi sarà il bastardo che ha messo in piedi il gioco perverso sia perché le introspezioni all’interno delle due famiglie interessate sono scritte in modo da mettere alla luce tutti i pensieri più nascosti e inconfessabili. La scrittrice scava nei sentimenti come se fosse un’archeologa, sa tirare fuori dai suoi protagonisti sia gli aspetti più abietti che quelli più nobili e riscattanti, e con un vero e proprio guizzo d’autore riesce a recuperare alla benevolenza del lettore, e proprio all’ultima pagina, anche il personaggio che aveva fino ad allora fatto sembrare più meschino.
Questo romanzo uscito nel 1996 fa parte della tranche mediana dei romanzi scritti dalla George, e ho trovato che stilisticamente non differisce molto dai suoi ultimi che invece avevo letto in precedenza. Mi sono sembrati molto simili sia il ritmo che il linguaggio adoperato, ad indicare come negli anni l’autrice abbia mantenuto una notevole coerenza.
Però ora basta con la George, davvero. Mi rimane solo la curiosità di leggere il suo primissimo thriller, E liberaci dal padre, con il quale è diventata famosa fin da subito, e anche se lo possiedo già in formato elettronico ancora non l’ho neanche caricato nel telefono, proprio per non cadere nella tentazione di riproporvi a breve un’altra recensione su di lei.
Passiamo ad altro, ho sottomano l’opera prima di un autore che mi era molto piaciuto, vediamo se da giovincello scriveva bene come ha imparato a fare poi in età matura…
Il Lettore 

2 commenti:

  1. Conscio delle nostre affinità editoriali, come sempre parto dal primo e, quindi, "del padre" mi sono appena liberato e già messo in lista, in ordine cronologico, tutti gli altri. L'unica nota stonata, per lettori onnivori, sarebbe mettere dei titoli un pochino meno... indirizzanti. :-) Buona lettura.

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    1. Questa delle traduzioni dei titoli che partono per la tangente è purtroppo una piaga dell'editoria nostrana. Non in questo caso però, visto che l'originale faceva In the Presence of the Enemy. Buone letture anche a te.

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