Ad ogni romanzo che leggo di Elizabeth George mi torna in testa
invariabilmente quell’altra regina del thriller
britannico che insieme ad Agatha
Christie si pone ai vertici assoluti della categoria di genere: Phyllis Dorothy James, meglio
conosciuta dal pubblico come P. D. James.
Sì, lo so che la George è
statunitense, ma pur stando sull’altra sponda dell’oceano da parte sua ha fatto
di tutto per ricalcare le altre due,
a partire dalle ambientazioni inglesi per continuare con la struttura dei suoi
romanzi, tanto da meritare di essere accomunata
a loro. Certo, nessun’altro ormai potrà uguagliare
la Christie in quanto a inventiva, perché i numerosi coup de theatre di cui ha farcito i suoi libri ― l’assassino è lo
stesso io narrante; l’assassino non
è uno ma sono tutti i protagonisti; l’assassino
è l’investigatore stesso; l’assassino
è il terzo morto della serie di persone uccise eccetera ― sono di quelli che una
volta utilizzati non si possono più copiare se non vuoi fare la figura del
pellegrino per non dire di peggio (e purtroppo in molti l’hanno fatta…), ma per
il resto le tre scrittrici hanno talmente tanti punti in comune che è giusto
metterle insieme nell’empireo della letteratura gialla. Delle tre,
disgraziatamente, è ancora in vita solo la George.
Notare nel paragrafo
precedente la delicatezza adoperata
nei confronti di chi non ha ancora letto nulla della Christie: ho messo il succo di alcuni colpi di scena ma non i titoli dei relativi romanzi…
Oltre che scrittrice, P. D. James era un politico
conservatore e membro permanente della Camera
dei Lord, e ci si stupisce di come da quella posizione di rilievo abbia
potuto comunque trovare il tempo di scrivere una mole consistente di romanzi
che sono diventati famosi in tutto il mondo. Come la Christie con Poirot e la George, anche lei ha creato
un suo protagonista seriale, l’ispettore Adam
Dalgliesh il quale, anche se non di nobile stirpe come Thomas Lynley, conserva sempre la freddezza e l’aplomb dell’inglese purosangue. Oltre
che poliziotto Dalgliesh scrive anche poesie,
ma per fortuna quelle la James non
le ha riportate nei quattordici
romanzi di cui l’ha reso protagonista.
In questo romanzo Dalgliesh
si trova in un’isoletta al largo della Cornovaglia dove, un po’ come in Dieci piccoli indiani della Christie,
cominciano a morire ammazzati un po’ di vacanzieri ospiti di un resort
esclusivo, e l’ispettore avrà il suo bel da fare per risolvere le cose.
Come la George, anche P.D. James ama dilungarsi nei resoconti
delle ambientazioni, in dettagliatissime caratteristiche dei luoghi dove si
svolgono le vicende, perfino in minuziose ricostruzioni degli arredamenti e del
vestiario dei personaggi che sono delineati minuziosamente e scavati nel loro
profondo, e tutto ciò allunga e rallenta il romanzo ma allo stesso tempo è
indispensabile per la costruzione di quell’atmosfera
di cui l’autrice lo ha voluto permeare.
Grandi scrittrici, tanto da
permettere che nel loro caso si possa parlare di pura e semplice letteratura
senza essere confinati a uno specifico genere.
Il Lettore
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