Della serie piccolo è bello un altro
romanzetto/racconto-lungo di un centinaio di pagine minuscole con scrittura
molto spaziata, perché se si fossero stampate pagine normali poi sarebbe stato
brutto vendere un libro con una trentina scarsa di fogli.
Perlomeno gli americani
quando scrivono opere di questa lunghezza poi le pubblicano a triplette, almeno
giustificano i prezzi di copertina. Qui in Italia invece sappiamo fare della spudoratezza una virtù.
Al di là del dato di fatto,
perlomeno il libretto è piacevole,
si legge bene e per forza di cose in un lampo. Anche se a me non ha lasciato
del tutto soddisfatto, e tra poco ve ne dirò il perché
La trama (ovviamente senza il
finale): uno scalzacani di ladruncolo
spiantato e grezzotto entra in un appartamento per ripulirlo e vi trova la proprietaria, una bella e raffinata
sessantenne che, disillusa e stanca della vita, cerca di convincerlo a farsi uccidere da lui permettendo che si
prenda tutti i propri averi come ricompensa. Da qui lo scontro fra due personalità del tutto diverse come
anime, come vite vissute, come convinzioni e modi di fare e di pensare, che si
muovono anche su differenti piani esistenziali.
Il racconto è scritto con il
consueto stile veloce e pragmatico di Massimo
Carlotto, che ti fa entrare subito nel pieno della vicenda e te ne fa
visualizzare immediatamente i protagonisti con sobrie e incisive descrizioni. E
il plot è intrigante: riuscirà la
bella rapinata a farsi ammazzare dal rapinatore? Riuscirà quest’ultimo a
superare le remore in nome dell’avidità? La conclusione del racconto ovviamente
non soddisferà tutti, e il lettore solo in parte. Perlomeno me.
Al di là del dinamismo dello stile di Carlotto che
consente una lettura piacevole e veloce, non mi sono piaciuti due aspetti della
narrazione che giudico non da poco. Il primo è la presenza di capitoletti nei
quali sono chiariti i pensieri dei
protagonisti: secondo me non ce n’era alcun bisogno e l’autore sarebbe riuscito
lo stesso nel proprio intento continuando a far trasparire le intenzioni
attraverso le azioni, per cui mi hanno dato l’impressione di essere stati
scritti con il solo scopo di allungare un qualcosa ancora troppo corto per
poter essere pubblicato senza arrossire di vergogna.
Il secondo aspetto inverosimile
è quello della moglie del ladro che
gli telefona in continuazione mentre lui sta “lavorando” in casa d’altri. Ma
quando mai! Nemmeno il più dilettante
dei scassinatori, ancorché succube della consorte, permetterebbe che questa gli
telefoni durante una scorreria, né peraltro terrebbe il cellulare acceso.
Altri aspetti del romanzetto
sono interessanti, a partire dal legame psicologico contrastato che si crea tra
i due protagonisti, ma certo è che Carlotto ci aveva abituato a romanzi dotati
di una ben diversa corposità, e benché si legga bene questo ti lascia con un
po’ di rimpianto per le cose migliori.
Il Lettore
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