mercoledì 4 maggio 2016

La battaglia navale

Dal salto in libreria di qualche giorno fa avevo riportato non solo il Personal di Child, ma anche l’ultima fatica di Marco Malvaldi. E che, potevo limitarmi a un solo libro? È che subito dopo aver visto e impacchettato questi due mi sono costretto a uscire, altrimenti avrei di sicuro trovato anche qualcos’altro. Tanto più che anche la mia amica aveva finito, limitandosi ad acquistare per se stessa l’ultima avventura di Zerocalcare.
Zerocalcare???!!! Ma scherziamo? Come amica ha perso di botto un sacco di punti…




Vabbe’, pensiamo a Malvaldi che è meglio.
La vicenda di questo racconto parte dallo stesso uguale identico preciso tale e quale incipit del romanzo Tatuaggio di Manuel Vázquez Montalbán, in cui il detective Pepe Carvalho si trova a indagare su un cadavere rinvenuto su una spiaggia di Barcellona. Cadavere che esibisce un tatuaggio costituito da una scritta sottilmente conturbante: “Sono nato per rivoluzionare l’inferno”.
Solo che in questo caso siamo a Pineta, la spiaggia toscana dove sono ambientate le avventure indagatrici del Quartetto uretra, alias I prostatici quattro, il cadavere è di una giovane badante ucraina e il tatuaggio non è una scritta ma una semplice decorazione tribale.
Il gruppo dei protagonisti delle storie di Marco Malvaldi, il barrista Massimo, nonno Ampelio, Aldo il ristoratore, il Rimediotti, la procace Tiziana, il cuoco Tavolone, il vicequestore Alice Martelli, torna compatto in questa sesta avventura dei vecchietti del BarLume per cercare di sbrogliare l’ennesimo delitto avvenuto in quel di Pineta. Che come posto sembra portare sfiga peggio che nei telefilm della Signora in giallo. In ogni caso sempre di investigatori ottuagenari si tratta: Jessica Fletcher si sarebbe trovata a proprio agio su quel tratto di costa toscana in cui ogni tanto schiatta qualcuno.
Ma partiamo dalla trama: questa è leggermente migliore di alcune sue precedenti perché, come lo stesso Malvaldi confessa, il tutto non è farina del suo sacco ma di quello di sua moglie Samantha. Non che anche stavolta sia chissà che, però le vicende filano e si arriva a una conclusione ragionevole che non fa storcere la bocca e che, insieme allo stile spigliato del toscano, fa leggere il romanzo in una volata dandogli un tono da giallo estivo di quelli che non ti trovi a rimpiangere di averci speso soldi sopra.
Marco Malvaldi di suo ci ha messo lo stile e la capacità di sfornare battute a raffica portandoti a sorridere e perfino ridere in ogni capitolo con la simpatia e l’arguzia dei vecchietti sia pur malaticci, e dimostra ancora una volta di sapersi giostrare nel raccontare le dinamiche di un gruppo di persone conferendo il giusto spessore ad ogni personaggio tramite il linguaggio personalizzato e le particolari caratteristiche individuali.
Ne esce un libretto agile e spiritoso anche se non profondissimo, che fa piacere leggere e non delude. Però… Marco, ti rinnovo l’invito, a quando una trama di quelle sostanziose? O forse bisognerebbe rivolgere la richiesta a Samantha?
Il Lettore 

Nessun commento:

Posta un commento