Dal salto in libreria di
qualche giorno fa avevo riportato non solo il Personal di Child, ma anche l’ultima fatica di Marco Malvaldi. E che, potevo limitarmi a un solo libro? È che
subito dopo aver visto e impacchettato questi due mi sono costretto a uscire,
altrimenti avrei di sicuro trovato anche qualcos’altro. Tanto più che anche la
mia amica aveva finito, limitandosi ad acquistare per se stessa l’ultima
avventura di Zerocalcare.
Zerocalcare???!!! Ma
scherziamo? Come amica ha perso di
botto un sacco di punti…
Vabbe’, pensiamo a Malvaldi
che è meglio.
La vicenda di questo racconto
parte dallo stesso uguale identico preciso tale e quale incipit del romanzo Tatuaggio
di Manuel Vázquez Montalbán, in cui
il detective Pepe Carvalho si trova a indagare su un cadavere rinvenuto su una
spiaggia di Barcellona. Cadavere che esibisce un tatuaggio costituito da una
scritta sottilmente conturbante: “Sono
nato per rivoluzionare l’inferno”.
Solo che in questo caso siamo
a Pineta, la spiaggia toscana dove
sono ambientate le avventure indagatrici del Quartetto uretra, alias I
prostatici quattro, il cadavere è di una giovane badante ucraina e il
tatuaggio non è una scritta ma una semplice decorazione tribale.
Il gruppo dei protagonisti
delle storie di Marco Malvaldi, il barrista Massimo, nonno Ampelio, Aldo il ristoratore, il Rimediotti, la procace Tiziana, il cuoco Tavolone, il vicequestore Alice
Martelli, torna compatto in
questa sesta avventura dei vecchietti del BarLume
per cercare di sbrogliare l’ennesimo delitto avvenuto in quel di Pineta. Che
come posto sembra portare sfiga
peggio che nei telefilm della Signora in giallo. In ogni caso sempre
di investigatori ottuagenari si tratta: Jessica
Fletcher si sarebbe trovata a proprio agio su quel tratto di costa toscana
in cui ogni tanto schiatta qualcuno.
Ma partiamo dalla trama: questa è leggermente migliore di
alcune sue precedenti perché, come lo stesso Malvaldi confessa, il tutto non è
farina del suo sacco ma di quello di sua moglie Samantha. Non che anche stavolta sia chissà che, però le vicende
filano e si arriva a una conclusione ragionevole che non fa storcere la bocca e
che, insieme allo stile spigliato del toscano, fa leggere il romanzo in una
volata dandogli un tono da giallo estivo di quelli che non ti trovi a rimpiangere
di averci speso soldi sopra.
Marco
Malvaldi di suo ci ha
messo lo stile e la capacità di sfornare battute a raffica portandoti a
sorridere e perfino ridere in ogni capitolo con la simpatia e l’arguzia dei
vecchietti sia pur malaticci, e dimostra ancora una volta di sapersi giostrare
nel raccontare le dinamiche di un gruppo di persone conferendo il giusto
spessore ad ogni personaggio tramite il linguaggio
personalizzato e le particolari caratteristiche
individuali.
Ne esce un libretto agile e
spiritoso anche se non profondissimo, che fa piacere leggere e non delude.
Però… Marco, ti rinnovo l’invito, a quando una trama di quelle sostanziose? O
forse bisognerebbe rivolgere la richiesta a Samantha?
Il Lettore
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