Un altro cadeau giunto da Torino, ma stavolta il fortunato destinatario è mio figlio.
Fammi
dare un’occhiata, gli ho
detto, e ho cominciato a leggere. E non ho smesso fino a metà libro, con le lacrime agli occhi che sono cominciate
a spuntarmi già dalle prefazioni e hanno continuato a sgorgare per ognuna delle
recensioni che Leo Ortolani ha
stilato sui film che è andato a vedere al cinema.
Non lacrime di dolore,
intendete bene, ma singhiozzi di puro divertimento.
Ho preso un caffè insieme a Leo Ortolani quando è venuto a Perugia
in occasione di un recente Immaginario
Festival. Come d’obbligo si è scivolati a parlare della laurea che ci accomuna, e ci siamo
ritrovati a piangere ognuno sulla
spalla dell’altro. Il caffè è risultato un po’ salato.
Dal vivo Leo è come quando scrive e disegna: una battuta dietro l’altra. Si
vede proprio che gli vengono spontanee. E dall’unione di questo aspetto della
sua personalità con la sua passione per il cinema non poteva non nascere una serie
di recensioni spassionate, aperte,
ironiche, sarcastiche e soprattutto comicissime.
Il
buio in sala è una
raccolta di queste critiche personali, qualche volta positive, ma per lo più
dissacranti, che Leo ha già pubblicato sul suo blog (https://leortola.wordpress.com/)
nel corso del tempo, e con le quali spara
a zero su tutti gli aspetti dei film (con una spiccata predilezione per quelli di supereroi) che non risultano di suo gradimento.
Un po’ come faccio io in questo blog
per quanto riguarda la scrittura. Ma a lui il sense of humour riesce meglio.
Così saltano fuori tutte le pecche dei film più noti che sono
transitati per le sale cinematografiche in questi ultimi tempi, da trame
inesistenti…
…a personaggi sopra le righe; da sceneggiature
raffazzonate ad attori la cui
capacità di recitazione rivaleggia con quella di uno scoiattolo impagliato, da registi e produttori votati al solo
guadagno a un pubblico che si lascia prendere in giro consapevolmente, tutte
situazioni intervallate con la solita tetta
che il regista fa vedere quando bisogna risollevare gli spettatori
dall’addormentamento.
E come non ridere a
crepapelle nel leggere che le parti dei protagonisti in 50 sfumature di grigio sono state assegnate rispettivamente a una platessa ― l’unico pesce in grado di
dare la giusta intensità recitativa al personaggio ― e al bricco del latte, l’unico che finché lo guardi recitare il latte
non bolle?
Se amate il cinema, il fumetto e la comicità, non potete lasciarvi
sfuggire queste recensioni dissacranti, sarcastiche ed ironiche, dense di
quelle battute fulminanti alle quali Leo ci ha abituati con i suoi albi e che
fanno ridere ogni volta che avanzi di una pagina. E, ovviamente, come potrebbero
mancare quelle che vengono capite solo dai geologi?
E per finire, un altro merito
di questo libro è stato che grazie a lui sono riuscito, per la prima volta in
assoluto, a terminare di leggere per intero una storia di Zerocalcare senza abbandonarla dopo due vignette. Era una delle
prefazioni. Costituita da una sola vignetta una.
Il Lettore
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