mercoledì 25 febbraio 2015

Vergogna

Potente. È questa la parola che mi è venuta in mente alla fine di questo romanzo.
Siamo in presenza di un’opera dalla potenza straordinaria, e leggendola si capisce come essa abbia contribuito in maniera sostanziale a far assegnare a John Maxwell Coetzee il Premio Nobel 2003 per la Letteratura.
Quando l’ho iniziato, lì per lì sono potuto andato avanti solo per una trentina di pagine, quindi ho ripreso a leggere a letto, la sera verso le 21.30 – sì, vado a letto presto, va bene? Avrete mica qualcosa da dire? Sempre meglio leggere che guardare Sanremo… – e l’autore mi ha tenuto incatenato fino al termine della storia dopo la mezzanotte senza che mi fosse venuta un briciolo di sonnolenza.




Di John Maxwell Coetzee avevo già parlato in quest’altra recensione e, proprio perché mi era rimasta la voglia di leggere un suo romanzo, quando mi è capitato sotto mano questo Vergogna nel solito negozietto me lo sono subito portato a casa.
La trama (imparate come si scrive una sinossi…): in seguito allo scandalo scoppiato per la relazione intessuta con una sua allieva, un professore universitario è costretto ad abbandonare l’insegnamento e a rifugiarsi a casa di sua figlia in una campagna primordiale, dove si scontrerà con la violenza e i problemi razziali del Sudafrica.
In questo panorama Coetzee si confronta con i temi della discesa dell’uomo verso la vecchiaia e tutte le complicazioni, non ultime quelle sessuali, che ne derivano (e la cosa mi ha innervosito non poco, dal momento che il protagonista si reputa vecchio a cinquantadue anni, mentre io che ne ho qualcuno in più mi sento ancora un ragazzino. O quasi. Sarà un problema mio?); con i difficili progressi verso un’integrazione razziale pacifica all’interno di un paese marchiato da secoli di apartheid; con la problematica psicologia dell’accettazione di situazioni tragiche in favore della speranza di un futuro migliore e, last but not least, con la sua sempre viva questione del riconoscimento della dignità e del diritto di vivere degli animali, per i quali riserva sempre parole e pensieri che vanno dal toccante allo sconvolgente.
La prosa è veramente superba, pragmatica, di quelle che fanno vedere l’essenziale e in cui ogni parola ha un proprio scopo preciso. La Vergogna del titolo si può riscontrare su più piani narrativi e la storia ti coinvolge continuamente mostrandoti una realtà cruda, la cui ineluttabilità va in ogni caso combattuta con ogni mezzo purché sia moralmente lecito. E quando la battaglia è persa, e non resta che ricorrere alla pietà, allora bisognerà sempre  fare in modo di mantenere alta la dignità di tutti gli esseri viventi.
Ho trovato questo romanzo davvero meraviglioso, inquietante, saturo di tensione psicologica per le problematiche irrisolvibili, e per molti giorni dopo averlo letto mi è tornato alla mente in parecchi momenti.
Un vero capolavoro, leggetelo anche voi. 
Il Lettore
PS: Dopo aver scritto questo post, mentre ero impegnato nella lettura di Un mattino d’ottobre, un romanzo di Gianni Simoni di cui pubblicherò la recensione nei prossimi giorni, mi sono imbattuto in questo brano, in cui uno dei protagonisti della storia sta scegliendo in libreria dei romanzi da comperare:
“Scelse subito i primi due: Leviatano di Paul Auster, un autore che conosceva, e Il maestro di Pietroburgo di Coetzee, del quale possedeva tutto quanto era stato tradotto, folgorata dal primo, Vergogna, che aveva letto in una domenica di riposo, chiudendo l’ultima pagina alle undici di sera, dimenticandosi di cenare.”
Neanche a farlo apposta, no? Si vede che anche questo autore apprezza Auster e Coetzee…

Nessun commento:

Posta un commento