L’Oxford English Dictionary è una pietra miliare della cultura
anglosassone e internazionale, uno dei prodotti di quell’Inghilterra vittoriana
che ha visto scontrarsi una miriade di contraddizioni. Il suo creatore è stato
il Professor James Murray, che dal
quartier generale del dizionario, il famoso Scriptorium in quel di Oxford, ha chiesto aiuto a una miriade di
collaboratori per redigere le spiegazioni di tutti i lemmi conosciuti dando
origine al più completo dizionario di lingua inglese esistente, per la cui
compilazione non bastarono settant’anni e centinaia di collaboratori.
Uno dei collaboratori più
attivi, forse proprio il più attivo, risultò essere tale William Chester Minor, che fornì materiale per centinaia di parole
e migliaia di citazioni. Dopo che da vent’anni a Murray continuava a pervenire
per lettera materiale di Minor senza che questi avesse mai fatto un passo per
farsi vedere in carne e ossa al quartier generale del dizionario, il professore
volle conoscerlo di pirsona pirsonalmente,
e grande fu il suo stupore quando scoprì che William Chester Minor altri non era che un pazzo assassino
rinchiuso nel manicomio criminale di Broadmoor.
Questa è la storia
romanzata dal giornalista di inizio Novecento dall’articolo del quale Simon Winchester ha preso lo spunto per
scrivere questo libro. Nella realtà, James
Murray sapeva da tempo come W.C.
Minor fosse un assassino e fosse rinchiuso da decenni in manicomio, e
questo non gli aveva mai impedito di collaborarci e di intrattenerci dotti
scambi epistolari sul tema della lessicologia e su quella che era la sua
fissazione maniacale: un dizionario completo della lingua inglese.
William
Chester Minor era un
medico americano uscito sconvolto dalla guerra civile e trasferitosi a Londra dove,
affetto da schizofrenia e mania di persecuzione, aveva ucciso un uomo ed era
stato quindi condannato al manicomio criminale. Ma in carcere aveva continuato
ad alimentare la sua sete di cultura non smettendo mai di leggere, e questo lo
aveva portato alla corposa collaborazione con il prestigioso progetto di
Murray.
Simon
Winchester ricostruisce
la sua storia insieme a quella dello stesso dizionario in questo L’assassino più colto del mondo, un
saggio romanzato scorrevole e di una piacevolezza che soddisfa appieno. Come al
solito non si capisce bene perché nella versione italiana abbiano reinventato
il titolo che in inglese recitava The
Professor and the Madman, forse perché la versione nostrana è più eclatante
e quindi avrebbe dovuto far vendere più copie? A parte che l’esplicitazione del
titolo non è per nulla detto che sia una verità assoluta, ma tant’è, ormai
dovremmo esserci abituati. Fatto sta che il libro merita davvero, non ce ne
sarebbe neanche stato bisogno.
Simon
Winchester è uno
scrittore e giornalista britannico che risiede negli Stati Uniti. Predilige una
saggistica che spazia su diversi argomenti, tanto è vero che di suo ho già
letto: La mappa che cambiò il mondo
– la storia del disegno della prima carta
geologica al mondo, ad opera di un piccolo proprietario terriero inglese
che realizzando la cartografia geologica del Galles si scontrò con le filosofie
creazioniste dell’epoca; Krakatoa –
in cui attraverso l’analisi dell’eruzione storica del 1883 del famoso vulcano indonesiano
dispiega al lettore profano una panoramica sullo stato della vulcanologia
attuale; Il fiume al centro del mondo
– un viaggio in barca risalendo lo Yangtze,
il “lungo fiume”, attraverso tutta la Cina fin quasi alle sorgenti nel Tibet, e
nello stesso tempo un viaggio nella storia e nella sociologia del grande paese
che ne è solcato.
Li ho trovati tutti
estremamente interessanti, scritti benissimo con un tono discorsivo e
accattivante, chiari e coinvolgenti, cosa che per dei saggi è un pregio non
indifferente.
Il Lettore
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