Nei giorni scorsi mi sono
letto un altro romanzetto di Andrea
Vitali, leggero e spumeggiante come suo solito. Non sarà famoso come altri
dello scrittore bellanese, e nemmeno allo stesso livello qualitativo di Una finestra vista lago o Olive comprese, ma il suo dovere di
farti passare qualche ora piacevole lo fa lo stesso.
Come dice il titolo, la
vicenda principale del romanzo racconta della storia d’amore banalotta tra due compaesani, una volta tanto
ambientata nella metà degli anni ’70 e non nel ventennio tra le due guerre.
Il filo della trama è molto
tenue e tutto il romanzo si basa più che altro sulle gag, sul gioco degli equivoci e sulla caratterizzazione dei
personaggi che Andrea Vitali prende
pari pari dal suo ambulatorio per trasferirli sulla carta. La linea principale
è arricchita da tutta una serie di vicissitudini laterali dei protagonisti:
dallo scalcagnato delinquente locale alla bi-vedova pettegola al maresciallo
dei carabinieri, che la rimpolpano con scenette anche carine ma forse tirate un
po’ per le lunghe.
Lo stile è quello solito di
Vitali: capitoli molto brevi, scene fugaci, quasi una sceneggiatura da fiction
televisiva, che permettono una lettura veloce appena complicata dalla tecnica
di non far capire, spesso, chi sia il soggetto dell’azione o nel dare enigmatici anticipi di episodi per poi chiarirli molto dopo.
Una lettura di certo non
esaltante, ma leggera e piacevole.
Il Lettore
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