Non ho una grandissima
esperienza di scrittori israeliani: ho provato a leggere David Grossman ma quel romanzo in particolare l’ho lasciato a metà
perché mi annoiava, e non ho mai aperto un libro di Amos Oz; di conseguenza quando M. mi ha consigliato di leggere Abraham B. Yehoshua l’ho fatto
volentieri, e devo dire che non me ne sono pentito.
Grazie M.!
Il romanzo si sviluppa su
un assunto sospeso tra il tragico e l’ironico, con un tocco di surreale:
un’addetta alle pulizie, non israeliana, di una grande fabbrica rimane tra le
vittime di un attentato terroristico e il capo del personale della fabbrica – Il responsabile delle risorse umane – è
chiamato a fare tutto quanto in suo potere per riportare la salma nel suo Paese
di nascita salvando nel contempo la ditta da maligne insinuazioni.
L’odissea intrapresa suo
malgrado dal protagonista si snoda con una prosa eccellente dal ritmo lento ma
piacevole, nella quale l’autore sviluppa una mirabile introspezione del
personaggio facendone emergere quella sensibilità che si contrappone
all’indifferenza e alla superficialità dei rapporti interpersonali.
Alcuni particolari
stilistici sono veramente degni di nota, come per esempio l’assenza completa
dei nomi di tutti i personaggi ad eccezione della donna morta. In tutto il
libro compare solo il nome Julia Regajev,
mentre tutti gli altri sono di volta in volta indicati con un loro attributo:
il padrone, il responsabile, il console, il medico ecc. Oppure quello di
iniziare molto spesso i periodi con una subordinata, il ché rallenta sia
l’azione che la lettura, oppure di inserire brevi flash in corsivo scritti in prima persona e narrati da personaggi
del tutto secondari, che dal margine commentano la scena che il narratore
onnisciente sta raccontando in terza persona. Molto interessante.
Bel romanzo, curato fin nei
minimi particolari, che assume una dimensione
paradossale e donchisciottesca nell’ossessività con cui la salma di questa
donna viene sballottata di qua e di là e con la quale il protagonista instaura
un rapporto quasi morboso.
Dalle notizie che ho
raccolto, poi, sembra che questo romanzo di Abraham B. Yehoshua non sia nemmeno considerato tra i suoi migliori,
e se tanto mi da tanto dovrò leggere anche L’amante
o Fuoco amico.
Per par condicio ammetto di
non avere una grande esperienza nemmeno di scrittori arabi. Dovrò colmare le
lacune su entrambi i fronti.
Il Lettore
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