sabato 14 giugno 2014

Il responsabile delle risorse umane

Non ho una grandissima esperienza di scrittori israeliani: ho provato a leggere David Grossman ma quel romanzo in particolare l’ho lasciato a metà perché mi annoiava, e non ho mai aperto un libro di Amos Oz; di conseguenza quando M. mi ha consigliato di leggere Abraham B. Yehoshua l’ho fatto volentieri, e devo dire che non me ne sono pentito.

Grazie M.!


Il romanzo si sviluppa su un assunto sospeso tra il tragico e l’ironico, con un tocco di surreale: un’addetta alle pulizie, non israeliana, di una grande fabbrica rimane tra le vittime di un attentato terroristico e il capo del personale della fabbrica – Il responsabile delle risorse umane – è chiamato a fare tutto quanto in suo potere per riportare la salma nel suo Paese di nascita salvando nel contempo la ditta da maligne insinuazioni.
L’odissea intrapresa suo malgrado dal protagonista si snoda con una prosa eccellente dal ritmo lento ma piacevole, nella quale l’autore sviluppa una mirabile introspezione del personaggio facendone emergere quella sensibilità che si contrappone all’indifferenza e alla superficialità dei rapporti interpersonali.
Alcuni particolari stilistici sono veramente degni di nota, come per esempio l’assenza completa dei nomi di tutti i personaggi ad eccezione della donna morta. In tutto il libro compare solo il nome Julia Regajev, mentre tutti gli altri sono di volta in volta indicati con un loro attributo: il padrone, il responsabile, il console, il medico ecc. Oppure quello di iniziare molto spesso i periodi con una subordinata, il ché rallenta sia l’azione che la lettura, oppure di inserire brevi flash in corsivo scritti in prima persona e narrati da personaggi del tutto secondari, che dal margine commentano la scena che il narratore onnisciente sta raccontando in terza persona. Molto interessante.
Bel romanzo, curato fin nei minimi particolari, che assume una dimensione paradossale e donchisciottesca nell’ossessività con cui la salma di questa donna viene sballottata di qua e di là e con la quale il protagonista instaura un rapporto quasi morboso.
Dalle notizie che ho raccolto, poi, sembra che questo romanzo di Abraham B. Yehoshua non sia nemmeno considerato tra i suoi migliori, e se tanto mi da tanto dovrò leggere anche L’amante o Fuoco amico.
Per par condicio ammetto di non avere una grande esperienza nemmeno di scrittori arabi. Dovrò colmare le lacune su entrambi i fronti.
Il Lettore

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