Per un appassionato di arti
marziali la lettura di questo romanzo autobiografico di Mark Salzman è come un tuffo in piscina per una persona accaldata:
piacevole, rilassante e rinfrescante. Le arti marziali, e in particolare il ju jitsu, hanno ricoperto un ruolo
importante nella mia vita e, anche se Salzman parla di kung fu, è sempre piacevole ripercorrere sentieri sui quali si è
camminato e che pur transitando per itinerari diversi conducono tutti alla
stessa meta.
L’autore, appassionato di
arti marziali fin da bambino, decide di dare una svolta alla sua vita e di fare
di queste discipline il centro della sua
esistenza. Allo scopo si trasferisce in Cina e inizia a percorrere un lungo
viaggio di addestramento e di formazione spirituale che lo porterà ad
apprendere tecniche e segreti del wushu,
cioè di tutte le forme cinesi di combattimento con e senza armi delle quali la
più famosa è quel kung fu fatto
conoscere al mondo cinematografico prima da quel personaggio unico che è stato Bruce Lee e quindi dal più umoristico,
ma non meno bravo, Jackie Chan.
Il risultato trasposto in
un romanzo è un prodotto godibile con rilassatezza: l’impatto tra un occidentale e la cultura cinese fornisce lo spunto
per episodi con contenuti che vanno dal tenero all’umoristico, senza
tralasciare l’importanza celata nel significato nascosto che è situato oltre
l’aspetto esteriore e puramente formale del cammino delle arti marziali.
Da qualche altra parte in
passato ho scritto: “Il karate, il
jujitsu, il judo, il kungfu, l’aikido, il taekwondo, una qualsiasi di queste
discipline, con la psicologia orientale che è loro connaturata permette,
insieme all’allenamento fisico, di ricercare una dimensione spirituale nella
quale si è portati ad approfondire la conoscenza di sé e in cui si consolidano
di continuo i princìpi delle quattro virtù cardinali: prudenza, giustizia,
fortezza e temperanza. Di queste virtù dovrebbe essere dotato ogni essere
umano. Esse non sono enfatizzate solamente dall’insegnamento religioso, che a volte
spinge a dei veri e propri eccessi, ma fanno anche parte integrante del
bagaglio psicologico delle arti marziali.”
Al giorno d’oggi potrebbe
sembrare anacronistico il dover
faticare anni per imparare a padroneggiare l’uso di una spada o di una lancia.
Del resto, come dice uno dei personaggi del romanzo, quante occasione si avranno
mai per poter usare un’arma del genere? Ma l’essenza dell’addestramento all’uso
della spada va oltre il mero aspetto combattivo e non è altro che un espediente
per raggiungere quella profonda conoscenza di sé che risulterà fondamentale in
tutti gli aspetti della vita futura.
Dal libro è stato tratto
anche un film dal titolo italiano, “Ferro
e Seta”, che ricalca l’originale inglese “Iron and Silk”, con protagonista lo stesso autore del romanzo.
Il Lettore
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