martedì 1 aprile 2014

La bambina che salvava i libri

Un altro libro sull’Olocausto e la tragedia degli ebrei tedeschi dopo l’avvento al potere di Hitler e lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. La bambina che salvava i libri è il romanzo di Markus Zusak da cui hanno tratto il film Storia di una ladra di libri, con Sophie Nelisse, Emily Watson e Geoffrey Rush. Il particolare curioso è quello che dal momento che il titolo originale del romanzo è The Book Thief, non si capisce perché nell’edizione italiana sia uscito con un titolo diverso per poi tornare a riconvertirlo. Misteri dell’editoria.

Io l’ho letto prima che diventasse un bestseller, che decidessero di farne il film e che gli ricambiassero titolo, e ho preso lo spunto per scrivere questo post dall’incessante martellamento pubblicitario con il quale ci stanno martoriando in questi giorni per promuoverlo.


La protagonista è una bambina di una decina d’anni affetta dalla compulsione del possesso dei libri, e dal momento che la situazione della sua vita è critica i libri li ruba: già di per sé questo modo di comportarsi testimonia un amore per la lettura superiore, che raggiunge l’epifania quando arriva a salvare un volume direttamente da uno dei falò in cui i nazisti bruciavano i libri (e dai quali Ray Bradbury rimase talmente impressionato da prenderne spunto per scrivere il suo Fahrenheit 451).
Il romanzo è piacevole e interessante anche se tragico, è dotato di uno stile frammentario con spunti di originalità come l’utilizzo di inserire alcune frasi in neretto (non dico di più per non togliervi il gusto della scoperta), e si inserisce a pieno titolo nella mole enorme di scritti densi di sentimento che si ricollegano alla tragedia patita dagli ebrei nel corso dell’ultima guerra.
Un altro aspetto particolare è quello della figura del Narratore. Sì, perché la vicenda è narrata direttamente dalla Morte in persona, antropomorfizzata al punto da rischiare in qualche tratto di non essere pienamente credibile, ma che nel complesso contribuisce a mantenere vivo l’interesse con la sua ovvia onniscienza non rivelata.
A mio parere un buon motivo per guardare il film potrebbe essere quello di rivedere all’opera quel Geoffrey Rush  che ha fornito una prova spettacolare ne Il discorso del re; per il libro posso dire che di sicuro soddisferà molti lettori, mentre qui in famiglia i pareri si sono rivelati discordi: pur apprezzandolo entrambi nel complesso, mia moglie ha trovato leggermente noiosa la parte iniziale, mentre io quella centrale.
Il Lettore 

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