Alla fine mi sono deciso a
leggerlo, dopo tutta la pubblicità che gli hanno intessuto intorno, dopo che ha
scalato le classifiche dei bestsellers, dopo che ne hanno tratto un film, dopo…
eccetera eccetera. Come avrete già capito, sono sempre un po’ restìo a seguire
le mode del momento.
Senza contare che non avevo
seguito tutte le discussioni che erano state intessute intorno a Educazione siberiana, e questo sempre
per la mia reticenza congenita nei confronti dello stare a sentire ciarle di
cui parlano tutti, e di conseguenza ho iniziato la lettura con animo candido
confortato anche dal parere di mia moglie che essendoselo accaparrato per prima
me ne aveva fornito una valutazione positiva.
Ma già dopo poche pagine il
mio sesto senso librario ha
cominciato ad affibbiarmi dolorose gomitate nei fianchi (avete presente? Come
quando state leggendo una cosa che vi pare tanto una puttanata e vi chiedete se
ciò sia possibile o se vi stiate sbagliando), e la curiosità ha preso il
sopravvento spingendomi a fare una ricerca in rete. Tra me e me ho fatto i
complimenti al mio sesto senso librario: come si può leggere in questo articolo e anche in quest’altro, il tanto decantato romanzo
(che poi del romanzo non ha un gran ché ma è solo una serie di vicissitudini
autobiografiche per aver passato le quali Nicolai
Lilin dovrebbe avere un’ottantina d’anni e invece ne ha solo 34) parrebbe
non essere altro che una bella bufala concepita ad arte da editors professionisti.
Dubbi
ne fa nascere fin dal primo
capitolo: dalle falangi di poliziotti che si comportano come coniglietti di
fronte ai criminali che saranno protagonisti, ai rilasci di delinquenti
arrestati senza nemmeno uno straccio di identificazione, dall’incensamento esagerato
del codice d’onore della criminalità siberiana ai continui episodi di sangue
tra adolescenti che uno si domanda come hanno fatto ad arrivare ad essere
adulti. Era questo che mi aveva fatto insospettire: l’esagerazione. E anche lo
stile.
L’autore dice che l’ha scritto direttamente in italiano. Ora,
Lilin ha 34 anni perché è del 1980, si è trasferito in Italia nel 2004 dopo una
vita passata più a combattere che a studiare e "ha scritto" Educazione siberiana, che è stato pubblicato nel 2009, in un
italiano del tutto corretto. La domanda che viene spontanea è: dove, e soprattutto
quando ha imparato la nostra lingua al punto da scriverla da professionista? E
quanto il romanzo è stato modificato da un editor?
Per carità, tutto può essere, ma è il conto degli anni che pare poco
verosimile: dai 12 ai suoi 24 anni, quando si trasferisce in Italia, Lilin
riesce a: 1 – diventare un criminale; 2 – finire sotto processo in Russia; 3 –
scontare due periodi di detenzione in Transnistria; 4 – svolgere tre anni di
servizio militare in Cecenia; 5 – passare due anni come mercenario tra Israele,
Iraq e Afghanistan; quindi si placa, emigra e scrive un romanzo in perfetto
italiano.
Tutto può essere, ma io ai geni ci credo poco, e sono più
propenso a credere a un team di
professionisti che ha confezionato un grazioso pacchetto, crudo un po’ al
limite, nel quale si sente la presenza di parecchio “mestiere”. A partire dalla
metonimia dell’incipit che promette
da subito adeguati sviluppi.
Il resto brilla per la
mancanza di una trama in un concatenamento
di episodi in cui il sangue la fa da padrone, l’uso di pistola e coltello è
osannato ai massimi livelli e viene conclamata l’apoteosi del codice d’onore
della criminalità siberiana che nel libro viene dipinto in maniera smielatamente
affascinante. Tutto è scritto in modo da condurti al parteggiare per il
criminale che sembra conduca una vita retta e nobile, facendoti accantonare il
trascurabile fatto che il modo di vita che esso conduce è sbagliato (l’ossimoro dell’etica dei criminali onesti non è male).
Sto
scrivendo questo post che ancora non ho finito di leggere
il libro, né so ancora se lo finirò: sapere che i fatti narrati sono tutte
panzane incide un po’ sul patto di
sospensione dell’incredulità. Si potrebbe obiettare che in ogni caso si
potrebbe leggerlo come un’opera di fantasia, ma non è affatto la stessa cosa. La
consapevolezza è una brutta bestia, e resta sempre la faccenda non trascurabile
delle continue esagerazioni che alla fine ti fanno cadere le palle.
Ma la cosa peggiore è che
mia moglie ha scaricato il film
dalla rete, e mi sta pillottando affinché io finisca alla svelta di leggere il
libro per poter poi guardarlo insieme…
Il Lettore
Nessun commento:
Posta un commento