venerdì 18 aprile 2014

Il re è morto, viva il re!

Ieri è morto Gabriel Garcia Marquèz, uno dei massimi esponenti della letteratura latinoamericana del novecento e Premio Nobel 1982.
Un altro grande scrittore che se ne va, uno di quelli dalla faccia simpatica e dalla penna feconda, lasciando che si infoltisca la schiera di quelli scarsi.
Con lui ho sempre avuto un rapporto contrastato: pur ammirandone e riconoscendone le qualità dello stile e della prosa, non sono mai riuscito a terminare qualcosa di suo. Così come del resto per una buona altra parte degli scrittori latinoamericani. Pur approcciandomi a più riprese ai suoi scritti, da Cent’anni di solitudine, del quale non sono mai riuscito a superare la centesima pagina, a Memoria delle mie puttane tristi, pur insistendo reiteratamente nel corso degli anni a provare ad apprezzare le sue storie dal profondo contenuto sociale, alla fine il segnalibro restava sempre inserito in qualche punto del volume senza mai andarsene del tutto.
Idiosincrasie quasi ingiustificate, delle quali mi restano ancora parecchi rimorsi con i quali però ho accettato di convivere. Ne riconosco la bravura, ma la noia e soprattutto il disinteresse hanno sempre preso il sopravvento. Del resto, un romanzo dove tutti i protagonisti si chiamano Aureliano Buendìa resta ben oltre la mia capacità di sopportazione.

Il Lettore 

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