In totale accordo con la
teoria della relatività, il tempo che mi è stato necessario per terminare
questo libro si è dilatato fino a valicare i confini dello spazio-tempo.
Bello, veramente bello e
interessante questo Einstein di Walter Isaacson, un libro dal quale
emerge una figura reale, di un’umanità costituita in pari grado di genio e
debolezze.
La biografia di Einstein mi
affascina, mi intriga il riuscire a capire come un uomo da solo, grazie
soltanto alle sue intuizioni e alle sue riflessioni, sia riuscito ad elaborare
la teoria più sublime mai immaginata dai tempi di Copernico. Un po’ come i
romanzieri: solo immaginando “se”.
Cosa succederebbe se mi trovassi seduto a
cavallo di un raggio di luce? Come vedrei il mondo? Tutto è partito da
questo.
E il tutto vagheggiato da un
giovane ribelle, insofferente all’autoritarismo sia politico sia scientifico
che dominava nella società soprattutto tedesca dell’inizio del secolo scorso. Un
personaggio che ha portato avanti le sue idee per rivalsa contro gli ordini
precostituiti, e che per ribellione nell’ultima parte della sua vita ha cercato
invano di confutare alcune delle teorie, come il principio di indeterminazione,
che aveva contribuito a far affermare.
Nel libro di Isaacson è
affascinante osservare come l’autore abbia saputo illustrare l’alternanza delle
spiegazioni sul pensiero scientifico di Einstein con la genesi del suo impegno
civile, pacifista e antimilitaristico, oltre alla sua personale lotta interiore
per aver contribuito con le sue teorie alla nascita della bomba atomica e
l’averne osservate direttamente le tragiche conseguenze su Hiroshima e Nagasaki.
Ma sono illustrate bene anche le incongruenze nelle convinzioni religiose, con
il conflitto tra il credere e il negare l’esistenza di un Dio che secondo lui
alla fine dovrebbe sì esistere (…non
crederò mai che Dio giochi a dadi con il mondo…), ma non nel modo in cui è
comunemente inteso dai dogmi religiosi.
E le scissioni nella
personalità di un uomo che ama i propri figli, ma più volte non esita ad
abbandonarli, ama le proprie mogli, ma non si fa scrupolo di tradirle in
continuazione alla stregua di un donnaiolo impenitente, crede nelle proprie
teorie, ma cerca di dimostrarne le lacune; di un uomo che rinnega la propria
nazionalità di nascita e diventa dapprima un apolide e quindi un immigrato in
un paese che allo stesso tempo ama ma del quale condanna molti aspetti che non
si accordano con il suo pacifismo e con la sua ingenua utopia di un controllo
mondiale sovranazionale, non democratico, ma che vede come unica soluzione per porre fine
alle guerre.
Nel libro emerge anche la
perplessità nel capire il come, e soprattutto il perché, il personaggio
Einstein abbia assunto il rango di un divo, fenomeno mai successo prima per uno
scienziato, con scene di frenesia di massa al suo apparire come in seguito si
sarebbero viste per i Beatles, o persone che vanno a sbattere con la macchina
solo per essersi distratte nell’averlo incrociato. Forse ciò si può ricondurre all’evento
concomitante di crescita dei mass media
e alla massiccia diffusione dei giornali che hanno reso la gente desiderosa di
notizie e di personaggi sui quali appuntare la propria curiosità, fatto sta che
mai prima di Einstein la celebrità era entrata a far parte in maniera così
intima nella vita di uno scienziato.
Bel libro, bravo Isaacson.
Uno di quei tomi sommamente impegnativi una volta finiti i quali ti trovi smarrito
ad esclamare: Oddìo, e adesso cosa leggo?
Tranquilli, ho già iniziato
il prossimo…
Il Lettore
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