Perdonate il ritardo sul
consueto ritmo delle mie pubblicazioni, ma il libro che sto leggendo, e che
ancora non ho terminato, richiede tempo
e concentrazione: non è proprio un giallettino da quattro soldi questo Einstein di Walter Isaacson, e mi ci sono voluti diversi giorni per trovarmi
ancora a pagina 396.
Al punto in cui sono
arrivato è il 1932, e in questo momento sono avvinto dal conflitto interiore di
un Einstein tormentato da un amore/odio per quella Germania che non sente più
sua ma nella quale ha appena finito di edificare la sua amata e desiderata
casetta di campagna, e dalla quale riuscirà a fuggire subito prima dell’ascesa
al potere di Hitler.
Come ho sostenuto a
riguardo della biografia di Steve Jobs
(ed ora capisco perché quest’ultimo, dopo aver letto questo libro, ha chiesto proprio
ad Isaacson di scrivere su di sé), l’autore di questo libro è uno scrittore,
perdonate il francesismo, con le palle quadre. Ancora, per 396 pagine, non ha
mai permesso alla tensione narrativa di calare di un briciolo, e sì che è una
biografia, non un romanzo! Lo sappiamo già come va a finire: Einstein alla fine
muore, eh sì, mi dispiace ma ve lo dovevo dire, a Princeton, nel 1955. Di
vecchiaia, di conseguenza non c’è nemmeno da investigare per trovare un
presunto assassino, eppure Isaacson riesce a far palpitare questo libro come
fosse una fiction e noi non sapessimo
già quello che succede dopo.
Certo, non è un libro
facile. Oltre alla vita, l’autore ripercorre
anche il pensiero del più grande fisico del secolo scorso e per ogni sua
intuizione cerca di ricostruirne il percorso dal quale è stata derivata, e se
la spiegazione della teoria della relatività ristretta è scritta in un modo che
anche un non-fisico riuscirebbe a capirla, quando si passa alla teoria della
relatività generale e si entra in un mondo costituito da tensori metrici,
princìpi di indeterminazione, salti quantici e altre amenità del genere, l’aver
sostenuto gli esami di Fisica I e Fisica II e l’aver conseguito una laurea nelle
materie scientifiche mi ha aiutato non poco a riuscire a comprendere ciò che viene
trattato.
Non voglio dire che chi non
conosce le equazioni di Maxwell è meglio che non apra questo libro, ma certo
che l’averne già sentito parlare un pochino aiuta nella sua comprensione,
perlomeno nel sapere sul che cosa stiamo ragionando. Come aiuta il sapere chi
siano stati Bohr, Heisemberg, Planck, Schrödinger, De Sitter e molti altri, e
un’altro aspetto piacevole del libro è anche quello di individuare delle persone vere dietro nomi imparati nei
testi universitari per ciò che essi hanno fatto.
Di Einstein Isaacson esamina il lato scientifico e quello umano e,
come poi farà per Jobs, non si schernisce nell’illustrarne in modo spietato
anche i difetti e le magagne, mescolando in modo abile il lato scientifico con
quello umano, la vita pubblica e la vita privata (nella quale il nostro Albert
non è stato quel che si suol dire un mostro di correttezza), il pensiero
sublime e le incertezze che affliggono qualsiasi essere umano.
Ma lasciatemi arrivare fino
in fondo, poi ci tornerò sopra.
Fine prima parte.
Il Lettore
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