venerdì 10 gennaio 2014

Dieci consigli per affrontare un editore

Dal momento che penso potrebbe interessarvi, come contraltare al mio stesso post dell'altro ieri ho pensato di fornire io stesso alcuni consigli nel caso che a qualcuno venga in mente di spedire un proprio manoscritto ad un editore serio. I consigli sono basati esclusivamente sulla mia esperienza di Lettore, di Valutatore per una casa editrice e di Scrittore che ha pubblicato qualcosina, e ovviamente vanno presi con beneficio d’inventario. Ma non tanto.


Eccoli, buon pro vi facciano:
1 – Se avete scritto un racconto (o una poesia), ma anche due o tre, e vi viene in mente di spedirli subito ad un editore perché ritenete siano la cosa più bella che sia mai stata scritta al mondo, pensateci meglio. Anzi, rinunciate subito all’idea. Prima trovate il tempo di scriverne un’altra trentina, in modo perlomeno da avere in mano un’opera decente, poi leggete i successivi consigli.
2 – Se avete scritto un’opera completa, ad esempio un romanzo, e vi viene in mente di spedirlo subito ad un editore perché ritenete sia la cosa più bella che sia mai stata scritta al mondo, pensateci meglio. E poi ripensateci ancora. Siete ancora convinti? Va be’, proseguiamo.
3 – Se siete proprio convinti, allora il passo successivo è impaginare la vostra opera in modo che sia un piacere leggerla (ad uso pressoché esclusivo di un eventuale Valutatore): caratteri sufficientemente grandi, righe ben spaziate, margini ampi sia di lato che sopra e sotto il testo. Questo è facile, basta ricalcare una qualsiasi pagina di un romanzo in una buona edizione. Ma fatelo, renderete la lettura più piacevole a colui che dovrà giudicare l’opera e lo predisporrete in modo positivo. Non fate l’errore di sottovalutare questo aspetto.
4 – Ora sarà il caso di rileggere ciò che avete scritto. Ah, non lo avevate ancora fatto? Ecco, è arrivato il momento. Ma non una, e neanche due volte. Minimo 4 o 5 volte, muniti di dizionario e grammatica, e non velocemente: dovrete soffermarvi su ogni singola parola, e proseguire solo dopo averla analizzata. Solo così si eliminano gli errori e i refusi: i Valutatori li odiano.
5 – Ora che pensate di aver ripulito il tutto (accidenti, non pensavo mica di aver lasciato così tanti errori!), rileggetelo ancora. Niente ma, fatelo.
6 – Visto? Vi erano sfuggiti, eh! Questo dovrebbe insinuarvi un dubbio: e se ce ne fosse ancora qualcuno di cui non mi sono accorto? Ciò significa che è arrivato il momento di far leggere il testo a qualcun altro, che non si farà sfuggire l’occasione per dirvi tutti gli aspetti del romanzo che a lui non piacciono e nello stesso tempo vi farà notare malignamente che a pagina 82 avete lasciato una “a” senz’acca. Non ditegli “cavolo, l’ho riletto cinque volte!”, è quello che si aspetta e lo fareste felice. Ma se stimate l’incaricato….
7 – …tenete conto dei suoi consigli seri, e correggete dove necessario.
8 – Rileggetelo ancora. Sì, anche questo è necessario (e chiedetevi: ma provo davvero piacere nel rileggerlo?). Se sì, proseguite.
9 – Bene, ora dovrebbe essere a posto (forse). È arrivato il momento di scegliere con cura gli editori a cui spedirlo, badando che il vostro testo possa rientrare in una collana o in un filone che sia supportato da quegli editori. Soliti consigli: non spedite poesie a chi non le pubblica, non spedite romanzi erotici a chi non li ha in catalogo eccetera. Anche questo è facile, una ricerca in rete vi fornirà tutte le informazioni necessarie.
10 – Seguite i consigli che troverete in rete nei siti delle varie case editrici. Se l’Editore Pincopallino non vuole manoscritti cartacei, volete fargli un dispetto? Chi ci rimetterebbe? Se Tizio comunica che fino a novembre non accetta testi in valutazione, spedirglielo significherebbe solamente far sogghignare l’editor che si sta apprestando a massacrarvi il figlioletto.
11 – In assenza di indicazioni, fate come vi pare. Supporto cartaceo? Digitale? Stessa cosa, basta che il prodotto sia confezionato bene (come layout, intendo, non il pacchetto postale…).
12 – Nell’interloquire con l’editore cercate di essere il più sobri possibile: già deve leggere la vostra opera, l’appesantirlo con pagine e pagine di sinossi, curricula, biografie e spiegazioni varie servirebbe solo ad irritarlo. Chiarezza e stringatezza. No, è ancora troppo lungo, più conciso: all’editore non importa nulla che da adolescente scrivevi poesie.
13 – Spedite pure, anche a più editori, tanto lo sanno benissimo che l’avete mandato anche ad altri.
14 – Preparatevi all’attesa. Anche lunga. Ma anche lunga lunga. Di più: siate preparati al fatto che qualcuno non vi risponderà mai. Lo so, vi darà fastidio, ma è così. Mica sono obbligati. Rassegnatevi.
15 – Alcuni invece vi risponderanno: al 95% di voi l’opera sarà rifiutata, preparatevici in anticipo.  Adducendo scuse banali, tipo che non fa parte dei programmi editoriali, che è buona ma fuori collana, che è buona ma ha bisogno di una revisione, e altre amenità del genere. Non credeteci, sono tutte balle, studiate apposta per ferirvi il meno possibile. La verità è che il vostro romanzo fa veramente schifo, e l’amico al quale lo avete dato da leggere non ha avuto il coraggio di confessarvelo. Sorpresi? Ma le statistiche sono statistiche, pensavate davvero di essere così bravi da rientrare in quel cinque per cento? No, la verità è solo che non sapete scrivere in un modo tale che poi sia interessante da leggere. Tranquilli, non è mica una tragedia il non essere capaci a scrivere (io non sarò mai capace di pilotare un aereo da caccia, ma non per questo ne faccio un dramma, e ci fosse stata una volta che non mi è impazzita la maionese…). Qui urge una precisazione: un 10% di quel 95% di romanzi rifiutati costituisce la categoria dei romanzi “abbastanza buoni ma con i quali l’editore pensa di non riuscire a guadagnarci nulla”: il risultato è lo stesso, vi diranno sempre che non fa parte dei loro programmi editoriali, ma il convincervi di essere rientrati in questa categoria  vi servirà da consolazione.
16 – Dimenticavo. Se in effetti siete stati così bravi da rientrare in quel 5%, e ora avete in mano il frutto della vostra fatica sotto forma di un volumetto ancora intonso con il vostro nome in copertina, adesso dovete sperare di rientrare nella categoria ancora più ristretta costituita da quell’uno per mille (ma che dico, anche uno su diecimila) di autori che avranno successo, dalla quale guarderete dall’alto in basso gli altri 999 (9999) sfigati che venderanno solo qualche decina di copie ai propri amici. A questo scopo, essere un amico intimo di Fabio Fazio può aiutare.
17 – Se fate parte del 95%, e non siete troppo affranti, riprovateci con qualche altra casa editrice. Non si sa mai.
18 – Se riceverete ancora picche, e se la tenacia e la protervia fanno parte del vostro carattere, non vi rimane che farvi pubblicare a pagamento: state sicuri che un editore lo troverete subito. Che vi dirà anche che il vostro romanzo non è affatto male. Ma non lo avrà nemmeno letto.
19 – Se tenacia e protervia non sono nel vostro corredo genetico, trovatevi un altro passatempo. È possibile che magari abbiate tutte le qualità che servono per diventare campioni di burraco. E se per qualche strano motivo non riuscite proprio a farne a meno, continuate pure a scrivere, ma vi prego, non inviate i vostri elaborati al mio editore, che poi mi tocca leggerli.
Come avrete notato i consigli sono qualcuno in più di dieci. Fa niente, erano necessari. Qualcuno dirà anche che sono impregnati di cinismo. Ha ragione. Ma se questo qualcuno avesse letto una sia pur minima parte dei cosiddetti romanzi che mi sono passati sotto gli occhi, i cui cosiddetti autori pretendevano fossero pubblicati, mi avrebbe offerto una birra in silenzio.
Questo, secondo me, è il come confrontarsi con un editore. E con se stessi.
Il Valutatore e lo Scrittore

3 commenti:

  1. Il consiglio di rileggere quante più volte è possibile è fondamentale. Io mi regolo proprio come dici: se rileggere ancora una volta comincia a pesarmi vuol dire che c'è qualcosa che non va: il pezzo che prima mi piaceva in realtà è noioso!
    Per quanto riguarda il resto dei consigli, la realtà che emerge è avvilente, ma che si può fare se non affrontarla? Se tutti gli editori rispondono picche (o non rispondono), il romanzo non funziona. Però fa male l'idea di far parte di quel 95%...
    Grazie per queste tue sagge riflessioni.

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    1. Prego, poter essere utile è un piacere. Certo che fa male, e certo che la situazione è avvilente, aggravata dalle politiche dell'editoria commerciale, ma la cifra del 95% è così alta solo perché ci sono troppi aspiranti scrittori che non hanno nulla di meglio da fare. La strada da seguire è scremare, scremare e scremare, e qualcuno dovrà pur cominciare a farlo. Il discorso è troppo complesso per affrontarlo qui. Ma se con la penultima frase ti riferisci a te stessa, allora potrei pensare che tu rientri in quel 10% del 95%...

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    2. Ti ringrazio per l'ipotesi :)
      Ci sono troppo aspiranti scrittori, sono d'accordo, e forse ci sarebbe anche da riflettere sul fenomeno...

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