giovedì 1 agosto 2013

Stato di paura

John Michael Crichton, tra i più rinomati autori di techno-thriller, a partire da quel fantastico Andromeda del 1969 fino all’apice di Sfera, Congo, Jurassic Park, Sol levante e molti altri con un totale impressionante di oltre 150 milioni di copie vendute nel mondo,  è uno degli scrittori che ho amato e seguito dai tempi della mia adolescenza fino alla sua morte avvenuta nel 2008. Pur non essendo mai stato minimamente conquistato dall’enorme successo televisivo  che ha riscosso con il suo E.R. – Medici in prima linea.


Nei suoi romanzi Crichton riusciva a coniugare l’invenzione letteraria con la veridicità scientifica, impostando storie che, oltre a sembrare perfettamente plausibili, possedevano quel fascino che riusciva a suscitare nel lettore la curiosità necessaria a terminare le letture con un senso di soddisfazione. Quasi sempre. Sarà stato il successo, la stanchezza o la vecchiaia, purtroppo negli ultimi anni la qualità letteraria e stilistica dell’autore è andata progressivamente in calando (Timeline, Preda), per sfociare in questo Stato di paura che rappresenta una delle più atroci maialate che io abbia mai letto.
A differenza della lucidità e del rigore che traspaiono dalle sue prime opere, questo pamphlet sull’ecologia è un’accozzaglia di teorie, azione, episodi, supposizioni, azioni slegate e prive di motivazioni plausibili. I personaggi sono improbabili, le spinte che li animano irrazionali, i loro movimenti in giro per il mondo ingiustificati, in una trama campata per aria che serve solo come pretesto per permettere all’autore di condensare la propria morale personale, edificata su anni di studio delle problematiche ecologiste, spiattellandola tra pag. 653 e pag. 657 e facendola seguire dalla nutrita bibliografia sulla base della quale è stata tratta.
Morale che condivido anche, a patto che le teorie su cui si basa siano fondate realmente, ma che non riesco a giustificare come scusa per averci scritto sopra un romanzo brutto, veramente pessimo, nel quale gli episodi sono slegati, gli acronimi la fanno da padroni, i personaggi caratterizzati in modo dilettantesco che in più sono contornati da killers assurdi, ammazzamenti fantasiosi, serpenti, ingenue sparatorie e belle ragazze, tsunami, coccodrilli, avvocati, tribù di cannibali e polpi letali per il cui veleno non esiste antidoto, ma dal quale il protagonista, dopo esserne stato morso, si salva miracolosamente in un paio d’ore. Il costrutto è inverosimile e le esagerazioni sono veramente esagerate fino a sfociare nel paradossale, un po’ seguendo l’onda di Follett con il suo Martello dell’Eden o dello Schätzing di Limit, e lontano chilometri, ma che dico, anni luce da quei suoi capolavori che sono Andromeda e Sol  levante.
Nonostante in ogni singolo capitolo si avverta la bravura del professionista che sta dietro la scrittura, la mancanza di struttura e le troppe invenzioni fanno ben presto storcere il naso, ed ho proseguito la lettura, saltando spesso dei brani, solo per la curiosità e con il dispiacere di vedere quanto sarebbe riuscito a scendere in basso. Purtroppo. È un vero peccato che Crichton sia riuscito a distruggere buona parte della stima che provavo per lui.
Se vi piace il genere e non avete mai letto questo autore, fatelo, ma limitatevi alle opere scritte prima del ’95.
Il Lettore

Nessun commento:

Posta un commento