venerdì 9 agosto 2013

A sud del confine, ad ovest del sole

Quando stai parlando a tu per tu con una persona famosa in tutto il mondo, di quelle dotate di un considerevole spessore, e scopri che condivide con te il piacere di leggere autori che ammiri, non puoi fare a meno di sentirti tutto orgoglioso. La persona in oggetto è Lorenzo Mattotti, artista e fumettista di fama internazionale, il luogo la Biblioteca delle Nuvole di Perugia e l’autore il giapponese Haruki Murakami, di cui si ventila sia uno dei candidati ad un prossimo Nobel per la Letteratura.


Nel corso di quella chiacchierata Mattotti sosteneva di essere affascinato dalla prosa del giapponese, e di avere in comune con lui il desiderio di sconfinamenti artistici nella dimensione onirica e alle volte soprannaturale. Diceva anche che Murakami è uno di quegli autori che fanno riflettere come pochi altri. La dimensione onirica e soprannaturale io non la amo molto, tanto è vero che tra tutti i libri di Murakami preferisco i più concreti, ma sono d’accordo sulla capacità del giapponese di fornirti continui spunti di riflessione.
A sud del confine, ad ovest del sole di splendido non ha solo il titolo. L’aspetto che più mi ha colpito del libro è la finezza della prosa, che immagino peraltro, non conoscendo il giapponese, sia stata tradotta in maniera superlativa. La scrittura di Murakami è di una semplicità tale da rasentare la perfezione: la lettura è sempre fluida e scorrevole e  di una precisione incredibile nel mostrarti situazioni e stati d’animo, trasformando l’opera in una di quelle che ti restano dentro a lungo. E c’è da considerare anche che questo romanzo è uno dei primi che ha scritto.
Ho cominciato a leggere Murakami con L’arte di correre e l’ho apprezzato da subito: questo libro non è un romanzo e per questo molti sono arrivati a giudicarlo scadente, ma io l’ho trovato oltremodo interessante perché in esso Murakami sviscera un’analisi spietata delle motivazioni che lo spingono sia a scrivere romanzi che a correre maratone sfiancanti, e per ognuna delle due tematiche spiega le tecniche e i trucchi che utilizza per arrivare fino in fondo.
Ho continuato con Norwegian wood, quindi con Kafka sulla spiaggia e Nel segno della pecora, per poi passare a 1Q84 e ai volumi di racconti nei quali sono concentrati la bizzarria e il mistero di cui Murakami ama circondare le sue vicende, e che per l’accentuata dimensione onirica sono quelli che mi hanno soddisfatto di meno. Io amo stare sul reale. Ma in ognuna delle opere Murakami trasfonde sia l’anima del Giappone moderno con tutte le sue contraddizioni sia i problemi adolescenziali dei giovani nipponici, permeando l’insieme dell’eleganza riposta in una prosa squisita e descrivendo con arte quasi calligrafica particolari e sentimenti.
Il Lettore 

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