Qualche
volta mi fanno morire.
Dal ridere, o dallo stupore. Quando arrivano testi inediti in redazione molto
spesso sono seguiti da lettere di
accompagnamento, curricula, biografie, sinossi delle opere, liste di titoli
già pubblicati, elenchi di incarichi ricoperti, preghiere perché i testi siano
letti alla svelta, suppliche per la pubblicazione o minacce di ritorsioni
qualora quegli scritti non venissero accettati. Al contrario qualcuno è molto
stringato, niente lettere a lato, solo: “Vi
mando il mio romanzo dal titolo “Il gatto uscito dalla stufa”. Dategli
un’occhiata”. Senza nemmeno firmarsi. Da un estremo all’altro.
Ma quando sono presenti, in
alcuni di quegli allegati si scoprono delle perle che sapendole interpretare
lasciano sospettare il valore dell’opera che dovrà essere valutata ancora prima
di leggerla.
Uno che ti informa che
delle sue precedenti pubblicazioni ha già venduto sessanta o settantamila copie e tu non l’hai mai sentito nominare,
quando ora come ora per arrivare in testa alle classifiche dei bestseller in
Italia basta che te ne comprino anche meno di 4 o 5 mila, ti fa sospettare, a
meno che non le abbia piazzate porta a porta, che le stia sparando un po’
grosse. Figuriamoci quindi le fregnacce che ha messo nel libro che sta cercando
di promuovere.
Quelli che ti enumerano 26 premi
conquistati in concorsi letterari, 42
titoli accademici e 95 incarichi ricoperti presso le più prestigiose università
europee, su un lettore ingenuo potrebbero anche fare colpo, ma basta che il
lettore ingenuo si accorga già nella sinossi del numero abnorme di virgole
messe tra soggetto e predicato, per operare un radicale rovesciamento del concetto.
Sono un po’ come quegli
aspiranti scrittori che ci tengono a
qualificarsi come professori, avvocati, ingegneri, dirigenti,
plurilaureati, perfino giornalisti, e poi ti scrivono: “Le invio questo romanzo che o scritto…” con la voce del verbo avere
senz’acca. Non ci credete? Ho le prove, ce le ho tutte memorizzate. Un refuso!
Dirà qualcuno. Una distrazione! La tastiera del pc che funziona male! Va bene, ammettiamo
pure che sia un refuso, ma anche fosse, la presenza di quel refuso significa
che non rileggi nemmeno quello che scrivi, nemmeno quando stai tentando di
convincere un editore a pubblicarti! Figurarsi il testo dell’opera.
Quelli che descrivono da
soli la propria opera come dinamica, corale, ritmica, sorprendente,
accattivante, fluida, divertente, eccentrica, pienamente leggibile, intrisa di
delicatissime aure magiche, impareggiabile, potente, appassionante, da leggere
tutta d’un fiato, profonda, pregna di sentimento, poetica, densa di significato
e altre amenità, puoi stare sicuro che ti stai apprestando a valutare un
mattone di quelli che I Miserabili al
confronto è una storiellina che va
giù come l’acqua.
Quei poeti (ha ha ha… ehm, scusate…)
che spediscono una, due, tre raccolte di poesie, anche quattro o cinque, ma
anche sei, a te casa editrice che non hai mai
pubblicato un libro di poesie in tutta la tua storia… che dire? Proprio nulla.
Ma ci sono anche quelli
nati nel ‘93 (‘92, ‘94, ’96…) che ti informano che “quando erano piccoli” amavano tanto leggere e inventare storie ed è
sembrato loro doveroso arrivati a questo punto della loro esistenza, una volta
cresciuti (!), di mettersi a scriverne loro stessi. Ma perché? Continua a
leggere, no! Tanto più che in genere gli appartenenti a questa categoria usano
affibbiare quasi sempre ai loro personaggi tutti nomi americaneggianti (Jake, Kevin,
Sammy…) per storie ambientate a Torpignattara. Mah!
E quelli che tentano di convincerti che i personaggi
del loro romanzo sono originali, imprevedibili, solari, erompenti dalla pagina,
coerenti, a tutto tondo, strazianti, drammatici, compresi nel loro ruolo,
esilaranti, macerati dalle contraddizioni, tragici, specchiati o
shakespeariani, ti fanno presagire che leggerai di personaggi più piatti delle
figure in un mondo bidimensionale.
Quelli che nella sinossi non si sognano nemmeno di
raccontarti la trama del romanzo così com’è, ma con essa cercano solamente di convincerti
che la vicenda è molto intrigante, ecco, questi andrebbero fucilati proprio,
usando penne al posto dei proiettili.
Ma c’è anche chi spedisce
solo una sinossi di tre righe, ovviamente descrivente una trama che più banale
e scontata non si può, senza allegare nemmeno un capitolo dell’opera, sicuri
che ti basterà scorrere quella sinossi per rimanerne totalmente affascinato e
li pregherai subito di fornirti il testo completo per stamparlo immantinente
senza leggerne neanche una pagina.
E anche quelli che invece
elaborano una sinossi di 6 pagine di 900 caratteri l’una sviscerando anche i più reconditi pensieri della tartarughina del
coprotagonista e ti portano a chiederti, qualora tu sia riuscito a resistere al
sonno oltre la decima riga, di quali abomini abbiano farcito il romanzo stesso.
Alla fine penso di
preferire quelli che nelle loro presentazioni sono troppo stringati, ma per lo
meno si firmassero…
Il Valutatore & lo
Scrittore
Nessun commento:
Posta un commento