lunedì 10 settembre 2018

Il senso del dolore - La condanna del sangue


Venghino venghino, venghino siuri, oggi ben due recensioni al prezzo di una!
Due romanzi, già letti da molto tempo perché sono le prime avventure di Luigi Alfredo Ricciardi, il commissario con le visioni ideato da Maurizio De Giovanni, e letti di nuovo stavolta sotto forma di fumetto. In attesa dell’uscita della serie televisiva, Sergio Bonelli Editore ha bruciato tutti sul tempo e ha pubblicato questi primi bestsellers nella sua collana Romanzi a Fumetti, sottotitolo della sottoserie: Le Stagioni del Commissario Ricciardi.
Per vendere basta e avanza come garanzia.



È andata così: l’altro giorno ero col Ferro alla Biblioteca delle Nuvole, piangendo l’uno sulla spalla dell’altro per i nostri acciacchi di persone anziane, quando a un certo punto lui ha tirato fuori questi due albi chiedendomi se li avessi mai visti prima. Alla mia risposta negativa non ha fatto altro che terminare di completare la stesura della scheda di prestito col mio nome sopra e me li sono ritrovati nel bustone insieme a tutti gli altri fumetti da gustare a casa in santa pace.
Pubblicazioni non recentissime comunque, visto che il primo uscito dei due risale al novembre 2017 (mentre la prima uscita come romanzo è del 2007, NdF). Alcune voci in biblioteca sostenevano di averli trovati leggermente noiosi, e quindi mi sono apprestato alla lettura aguzzando il mio spirito critico. Devo dire invece di averli trovati piacevoli come gli originali e molto coerenti con lo spirito che ha voluto infondervi lo stesso De Giovanni.
Naturalmente non parlerò delle trame e delle ambientazioni perché tutti già le conoscono (e del resto nei romanzi di De Giovanni rimangono sempre in secondo piano), e mi limiterò alla leggibilità del prodotto.
 È ovvio che ho riscontrato una discordanza tra come il disegnatore ha reso le fattezze di Ricciardi (e di tutti gli altri personaggi) e come me li ero figurati nella mia mente, ma anche qui sta il bello, no? Il tratto è ovviamente realistico il più possibile e nei due albi si assomiglia molto nonostante i disegnatori siano diversi (Daniele Bigliardo per il primo e Lucilla Stellato per il secondo) ma si vede che il coordinatore editoriale ha imposto alla Stellato di copiare, per uniformità, chi l’aveva preceduta. L’impaginazione è in una tipica gabbia bonelliana di 9 x 9 vignette ma molto libera, con frequenti sconfinamenti sul numero e sulla forma dei riquadri, tondo, verticale od orizzontale.


I colori sono solamente due, un nero e un bianco virato all’azzurro, con l’unica particolarità che i morti visti da Ricciardi non sono colorati in blù come il resto ma rimangono di un bianco dai contorni sfumati.
Anche gli sceneggiatori sono diversi, Claudio Falco nel primo caso e Sergio Brancato nel secondo, e anche in questo caso non posso che sottolineare come abbiano fatto un buon lavoro. Entrambe le sceneggiature ricalcano esattamente le trame dei romanzi come le aveva impostate l’autore, badando ai fatti salienti e illustrando anche i personaggi secondari: Enrica, Livia, Rosa, Bambinella, Modo, quando necessario e dando molto risalto al sentimentalismo voluto da De Giovanni. Sceneggiature molto lineari e strettamente cronologiche con qualche piccola libertà, come quella di anticipare la morte del figlio di Maione ne Il senso del dolore per consentire una caratterizzazione più completa del rapporto tra lo stesso Maione e il Commissario.


In definitiva io non li ho trovati noiosi come mi avevano anticipato, anzi, mi ha fatto piacere leggerli e vi ho trovato una notevole rispondenza ai romanzi originari. Anche se una spiccata uniformità (oddio, è un ossimoro?) riconosco che potrebbe dar adito, in qualcuno, all’insorgenza della noia.
Ma si sa, alcuni disegnatori sono molto più critici del sottoscritto.
Il Lettore


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