martedì 14 agosto 2018

Una questione privata


Fino all’altro giorno non avevo mai letto nulla di Beppe Fenoglio, ma avendone sempre sentito parlare bene la curiosità mi ha costretto a farmi prestare alcuni suoi romanzi da una cara amica ben fornita, che ringrazio, e per iniziare ho scelto questo Una questione privata.



La tematica principale delle opere di Fenoglio è la resistenza antifascista unita alle guerre partigiane, ed entrambe vengono trattate in un modo molto crudo oltre che realistico, per quanto lo possa affermare una persona che non è passata attraverso quelle tragiche esperienze.  Ma dal momento che è considerato uno dei maggiori esponenti del neorealismo letterario, evidentemente non sono il solo a pensarlo.
Sospirò, non sapendo che fare. Con la mano sulla fondina sbottonata, non sapeva che fare. Vide oltre la gobba un canneto, ci arrivò in quattro sbalzi e di tra le canne riesaminò il paese. Nulla di mutato, si era accentuata l’eruzione dei comignoli. Non sapeva che fare, all’infuori di scendere oltre.
All’infuori della ripetizione esasperata del non saper che fare, che mi ha colpito, ma in realtà una ripetizione del genere l’ho incontrata questa sola volta e quindi non può essere considerata una cifra stilistica, la prosa di Fenoglio insiste sui fatti che succedono ai combattenti partigiani, calcando molto sul fattore umano e sui rapporti intercorrenti tra i vari uomini anche di diverse fazioni.
In più, in Una questione privata il protagonista, che può essere considerato lo stesso autore, è angosciato da un passato amore che ricorda con nostalgia e fa di tutto per cercare di avere dei chiarimenti da un amico che però è stato catturato dai fascisti e forse sarà fucilato. Un buon motivo per poter parlare anche di questi tragici modi di fare nel corso della guerra  di cui ancora oggi sentiamo le conseguenze.
Ma a volte Fenoglio si lascia andare anche a brani che mostrano un qualcosa di poetico: “Attraverso il muro e le tenebre e la pioggia poteva vederla [la collina], altissima, che immobilmente andava sulla case coi suoi mastodontici mammelloni.”
Una buona lettura, con una prosa che fa venire in mente un po’ gli anni ’50 ma sostanziale, che bada al sodo. Non a caso quelli che più spingevano per promuovere i romanzi di Fenoglio erano Italo Calvino ed Elio Vittorini, che qualcosina di letteratura ne capivano.
Il Lettore



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