Nuova avventura per i
vecchietti del Bar Lume. Anche il
termine “avventura” è un eufemismo; sarebbe meglio dire “vicenda statica”,
perché vista l’età del gruppetto di ottuagenari e passa hanno poco da
avventurarsi in giro.
E infatti hanno l’abitudine
di risolvere i casi stando comodamente a rompere i cogl a bighellonare all’interno
di quello che più che un barretto è diventato un vero e proprio asilo
geriatrico.
Stavolta hanno a che fare con
un vecchio omicidio risalente agli
anni della contestazione che, da passati attivisti politici, li fa ritornare
alla propria giovinezza, e la vicenda è complicata da problemi di eredità
rendendola un poco più elaborata del solito. Ma i vecchietti riusciranno lo
stesso a sbrogliarla con l’aiuto del barista Massimo e della sua fidanzata (nonché vicequestore) Alice.
Tra parentesi quest’ultima è
il personaggio che convince di meno fra tutti: un poco forzata, come se
Malvaldi avesse sentito (ma perché?) il bisogno di metterci la solita storia d’amore
che ci sta sempre bene. Allora meglio il rapporto tra Tiziana e Marchino.
Comunque in fin dei conti la
solita storia piacevole di Marco
Malvaldi: leggera, divertente e di facile lettura, condita di gag
(quella dell’elefante mi ha fatto scompisciare dalle risate) a ripetizione e di
interventi autoriali in cui Malvaldi si rivolge direttamente al lettore e si
commenta da solo. Come qui: “D’altronde,
non è che le notizie del quotidiano siano di quelle in grado di risollevare
l’umore di una mattinata dello stesso colore del tavolino e della sedia. Come
quelle del giorno precedente, del resto. Nessun omicidio, nessuna morte
violenta, nessuna sparizione misteriosa, insomma nessuna notizia di quelle
veramente interessanti. Non è successo talmente una sega di nulla che la
lettura del giornale è stata demandata al dopo pranzo, rendetevi conto voi.”
Romanzetto carino e
divertente ma di certo non di quelli epocali della saga nella quale la
geriatria e l’umorismo toscano la fanno da padroni.
Il Lettore
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