Pomeriggio di ferragosto.
Moglie e figlio in vacanza in
quel di Corfù. Intera giornata passata in panciolle. Non ho niente da fare e alle
16.30 mi reco verso la gelateria ritenuta la più rinomata della città per
prendere una vaschetta di gelato da portare alla cena alla quale mi ha invitato
la mia editrice.
Cazzo. La gelateria non apre prima
delle 17.30. Con un’ora da passare decido di camminare e me ne vado in centro.
Molti negozi sono aperti, strano, e trovo aperta anche la libreria Feltrinelli. Entro a curiosare. Sugli scaffali più vicini
all’entrata c’è un mucchio di robaccia, poi alcuni autori buoni che ho già
letto, poi gli ultimi di De Giovanni, Child, quindi autori mai sentiti nominare
e ancora robaccia e poi ancora robaccia. Sto per uscire quando vedo questa
ennesima opera postuma di Giorgio
Faletti.
Ancora! Dico a me stesso. Non
lo lasceranno mai in pace? Ma la curiosità è forte e quindi ne prendo in mano
una copia. Stavolta due racconti. Ma
sì, non ho niente da fare per un’oretta. Cercando di toccare il volumetto il
meno possibile mi metto a leggerne l’inizio, aprendolo solo quel tanto che
basta per riuscire a coprirne con gli occhi una pagina per volta. In piedi di
fronte allo scaffale, lanciando anatemi
mentali alle due signore che a pochi passi da me stanno ciarlando a voce
altissima.
In mezzora ho letto tutto il
primo racconto: L’ospite d’onore,
così, all’impiedi, di fronte alla scaffalatura.
Piuttosto scomodo, a dirla
tutta, senza nemmeno potermi appoggiare da qualche parte. Le becere ciarliere
fortunatamente se ne sono andate presto (sempre troppo tardi, per i miei gusti)
e ho terminato di leggere il racconto nel silenzio più assoluto. Ce ne sarebbe
un altro, Per conto terzi, ma mi
sono stufato di stare in piedi e la gelateria ormai sta aprendo. Basta.
Rifletto con dispiacere che Einaudi
continua nell’uso estivo di inventarsi trovate
editoriali per spillare quattrini sfruttando i morti in modo ignobile. Il
racconto non è neanche male, anche se il plot è vecchio di secoli, ma è dinamico,
quel tanto ironico e molto agile, si legge benissimo e velocemente, in puro
stile Faletti, con quella giusta dose di mistero da cui molti potrebbero essere
intrigati (io no, ma vabbè, io ritengo di non fare testo), e immagino che anche
il secondo sia allo stesso livello.
Fatto sta che due raccontini a 13 euro, in libreria, sul
web forse un po’ meno, di questi tempi mi sembra veramente fuori luogo. Può
anche darsi che li abbia scritti davvero Giorgio
Faletti, forse, lo stile potrebbe essere il suo, ma anche fosse, se li ha
lasciati nel cassetto magari ci sarà stata una ragione, no? La cosa più
probabile invece è che forse ci sarà stata anche una traccia di un qualcosa da
creare, e qualcun altro l’ha creata al posto suo e con il suo stile. Poi il
nome serve a fare cassetta.
Mi era passata per la mente l’idea
di farmi crackare il secondo
racconto da chi so io, per completezza, ma non so se ho davvero voglia di leggerlo.
Basta! Lasciamo stare in pace i morti. Soprattutto quando non
hanno più nulla da dire e non possono nemmeno controbattere di non essere d’accordo
sull’operazione commerciale.
Leggo in rete che da qualche
parte è stato ritrovato un romanzo
inedito di Hemingway. Mah!
Il Lettore & Lo Scrittore
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