martedì 28 agosto 2018

L’ospite


Pomeriggio di ferragosto.
Moglie e figlio in vacanza in quel di Corfù. Intera giornata passata in panciolle. Non ho niente da fare e alle 16.30 mi reco verso la gelateria ritenuta la più rinomata della città per prendere una vaschetta di gelato da portare alla cena alla quale mi ha invitato la mia editrice.
Cazzo. La gelateria non apre prima delle 17.30. Con un’ora da passare decido di camminare e me ne vado in centro. Molti negozi sono aperti, strano, e trovo aperta anche la libreria Feltrinelli. Entro a curiosare. Sugli scaffali più vicini all’entrata c’è un mucchio di robaccia, poi alcuni autori buoni che ho già letto, poi gli ultimi di De Giovanni, Child, quindi autori mai sentiti nominare e ancora robaccia e poi ancora robaccia. Sto per uscire quando vedo questa ennesima opera postuma di Giorgio Faletti.
Ancora! Dico a me stesso. Non lo lasceranno mai in pace? Ma la curiosità è forte e quindi ne prendo in mano una copia. Stavolta due racconti. Ma sì, non ho niente da fare per un’oretta. Cercando di toccare il volumetto il meno possibile mi metto a leggerne l’inizio, aprendolo solo quel tanto che basta per riuscire a coprirne con gli occhi una pagina per volta. In piedi di fronte allo scaffale, lanciando anatemi mentali alle due signore che a pochi passi da me stanno ciarlando a voce altissima.
In mezzora ho letto tutto il primo racconto: L’ospite d’onore, così, all’impiedi, di fronte alla scaffalatura.



Piuttosto scomodo, a dirla tutta, senza nemmeno potermi appoggiare da qualche parte. Le becere ciarliere fortunatamente se ne sono andate presto (sempre troppo tardi, per i miei gusti) e ho terminato di leggere il racconto nel silenzio più assoluto. Ce ne sarebbe un altro, Per conto terzi, ma mi sono stufato di stare in piedi e la gelateria ormai sta aprendo. Basta.

Rifletto con dispiacere che Einaudi continua nell’uso estivo di inventarsi trovate editoriali per spillare quattrini sfruttando i morti in modo ignobile. Il racconto non è neanche male, anche se il plot è vecchio di secoli, ma è dinamico, quel tanto ironico e molto agile, si legge benissimo e velocemente, in puro stile Faletti, con quella giusta dose di mistero da cui molti potrebbero essere intrigati (io no, ma vabbè, io ritengo di non fare testo), e immagino che anche il secondo sia allo stesso livello.
Fatto sta che due raccontini a 13 euro, in libreria, sul web forse un po’ meno, di questi tempi mi sembra veramente fuori luogo. Può anche darsi che li abbia scritti davvero Giorgio Faletti, forse, lo stile potrebbe essere il suo, ma anche fosse, se li ha lasciati nel cassetto magari ci sarà stata una ragione, no? La cosa più probabile invece è che forse ci sarà stata anche una traccia di un qualcosa da creare, e qualcun altro l’ha creata al posto suo e con il suo stile. Poi il nome serve a fare cassetta.
Mi era passata per la mente l’idea di farmi crackare il secondo racconto da chi so io, per completezza, ma non so se ho davvero voglia di leggerlo.
Basta! Lasciamo stare in pace i morti. Soprattutto quando non hanno più nulla da dire e non possono nemmeno controbattere di non essere d’accordo sull’operazione commerciale.
Leggo in rete che da qualche parte è stato ritrovato un romanzo inedito di Hemingway.  Mah!
Il Lettore & Lo Scrittore

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