venerdì 17 agosto 2018

Sbirre


Sempre sulla scia di un format che è stato avviato oltre oceano, e uscito in libreria appena all’inizio del mese scorso, questo libro della Rizzoli raccoglie tre racconti di diversi autori sullo stesso tema: l’essere poliziotta.
Tre racconti lunghi con protagoniste tre donne che fanno parte delle forze dell’ordine. Tre donne, ma con tre paia di palle che i loro colleghi uomini se le sognano.
Ovvio, altrimenti che interesse avrebbe suscitato il farle diventare delle protagoniste?



Ognuna di una lunghezza compresa tra le cinquanta e le sessanta pagine, le tre prove non hanno in comune null’altro che l’avere delle poliziotte come protagonisti principali; per il resto cambiano lo stile e le vicende.
Il racconto di Massimo Carlotto è il più crudo (e come ti sbagli?): una trucida storia di frontiera nella quale si sentono echi dei suoi protagonisti abituali, solo che stavolta non c’è un Alligatore che con qualche trovata riesce a salvare una situazione disperata, e Anna Santarossa se la deve cavare da sola o quasi.
Un’altra Anna per Giancarlo De Cataldo nel racconto che della tripletta a me è piaciuto di meno. Anna Doria ha a che fare con superiori saccenti e profittatori e con le profondità del dark web, e anche lei alla fine è costretta a ricorrere alla pistola d’ordinanza. La storia non mi è piaciuta perché sa tanto di tirata per i capelli, e anche per quanto riguarda lo stile non è che De Cataldo mi faccia impazzire.
Tanto per cambiare, il racconto migliore (e come ti sbagli? E due…) per me è risultato quello di Maurizio De Giovanni, in pratica un prequel del romanzo Sara al tramonto che ho recensito qualche tempo fa. Incontriamo una Sara Morozzi nel momento in cui le muore il figlio per un incidente stradale e lei decide di investigare se sia stato davvero un semplice incidente o se ci sia qualcosa sotto. Come in tutte le anticipazioni che si rispettano entrano in campo i personaggi che in seguito saranno approfonditi nel romanzo: l’amica e collega Teresa, la vedova del figlio Viola, e si osservano comportamenti e aspetti che servono a specificare alcune sfaccettature del personaggio principale.
Bella prova di anticipo di De Giovanni, un po’ come aveva già fatto con il Commissario Ricciardi, con un altro personaggio che merita anch’esso che prosegua con altre avventure.
In Carlotto e De Giovanni risulta molto importante il trascorso delle protagoniste, un passato per entrambe difficile i cui echi si ritrovano nel comportamento delle donne al momento della vicenda in esame.
A parte De Cataldo un volumetto interessante, di lettura veloce e non troppo impegnativo, che però costa troppo sia in forma cartacea che digitale: in pratica la solita trovata estiva per spillare quattrini.
Il Lettore



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