L’ultimo del nostro Marco Malvaldi è un altro “libero”,
cioè un romanzo non legato ai suoi protagonisti seriali che sarebbero i
vecchietti del Bar Lume. Un po’ come
aveva fatto in Odore di chiuso e Argento vivo.
Non del tutto “libero”, comunque,
perché in realtà l’autore vi riprende due
dei personaggi che aveva già utilizzato per le parti principali in Milioni di milioni, cioè il genetista Piergiorgio Pazzi, attraverso cui
Malvaldi può sfogarsi a inserire le sue nozioni di chimica, e Margherita Castelli, sagace archivista
nonché splendida donna— della serie una bella gnocca non guasta mai — che assumono
ancora una volta un ruolo fondamentale nella risoluzione della vicenda.
Nonché per aggiungere un
tocco sentimentale al tutto.
Stavolta i protagonisti sono
i gemelli Cavalcanti, Zeno e Alfredo, i proprietari di una tenuta
nobiliare sulla costa toscana, contorniati da una schiera di comprimari che si trova invischiata in una torbida
vicenda con tanto di problematiche compravendite, opere d’arte scomparse e
tragiche ammazzatine, per dirla alla
Camilleri. Piergiorgio e Margherita chiariranno il tutto prima di una romantica
gitarella all’isola d’Elba.
Un giallo leggero e piacevole, condito dal solito umorismo
schietto di Malvaldi e dalle sue conoscenze scientifiche, con una trama
intelligente anche se non originalissima e la sua scrittura pulita e arguta che
fa sempre piacere leggere.
Una cosa che ho apprezzato di
meno è l’insistere in maniera marcata con la tecnica del ricominciare un paragrafo o un capitolo con la parola
con cui termina il precedente, inserendola in un contesto diverso. Avevo già
spiegato questa tecnica nella recensione al romanzo Argento vivo (la potete trovare qui), e quindi non ci insisterò sopra. È sì una cosa simpatica, ma
andrebbe usata con moderazione e non inserita in quasi tutte le ripartenze come
invece fa Malvaldi soprattutto nella prima parte del libro.
Il toscano ne approfitta
anche per magnificare le bellezze
costiere della sua regione e riportarne alla luce i segreti nascosti: trovare
una tomba etrusca è sempre affascinante,
anche se lo leggi in un romanzo. Piacerebbe anche a me scoprire una tomba
etrusca all’interno della mia proprietà, anche se poi non sarebbe così facile
guadagnarci sopra qualcosina. Ma in compenso saresti subissato dalle rotture di
coglioni da parte dello Stato.
No, meglio divertirsi con un
buon romanzo e lasciare le tombe dove stanno. In pace, sottoterra.
Il Lettore
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