mercoledì 15 novembre 2017

Bello, elegante e con la fede al dito

Questo è un perfetto esempio di come una sola parola (per essere pignoli due) può rovinare un romanzo.
Mi è bastato leggere un’espressione, una sola, per chiudere il volume, spedirlo nel dimenticatoio e cominciare a leggere qualcos’altro, senza alcun tipo di rimpianto. Oltretutto non ero arrivato nemmeno a pagina dieci.
E non è che non mi piaccia Andrea Vitali, anzi, alcuni suoi libri li ho apprezzati (anche se non tutti e qualche difettuccio ce l’ha anche lui), ma in questo caso ha inserito nel romanzo una scempiaggine che non sopporto proprio, e questo è bastato per dargli l’addio.
Sì, sono permalosetto, nevrotico e pignolo, e allora?




Anzi, mi ero anche apprestato a cominciare questo Bello, elegante e con la fede al dito con molto tempo a disposizione e stato d’animo adeguatamente tranquillo (ero in treno e del tutto in orario, figuratevi) e avevo appena cominciato a delineare il protagonista quando Vitali se ne esce con questo periodo:
Durante la notte un vento forte e gelido, una sfacciata diagonale d’aria, aveva scavalcato le Prealpi e scalciato via nuvole, foschia, umidità e quant’altro.”
Quant’altro? Quant’altro???!!!
Ma siamo pazzi?
“Quant’altro” è un’espressione che odio anche in un discorso parlato, figuriamoci in una frase scritta. In un romanzo, poi, secondo me è del tutto inammissibile, oltre che inconcepibile.
Un’espressione tipica del politichese sinistrorso di scarsa fantasia e dialettica carente, adatta a quei politicanti che cercano di sbrigarsela lasciando che a faticare siano le meningi dell’uditore, o ancora peggio del lettore. Se vi capiterà sentir dire “quant’altro” da qualcuno, perlomeno avrete inquadrato subito il soggetto. E non vi sbaglierete.
Uno scrittore ha l’obbligo di descrivere al meglio le situazioni, di creare emozioni, non cercare di cavarsela alla meno peggio con “quant’altro”. Mi ripugna anche scriverla io stesso, questa scempiaggine.
Che poi, dopo nuvole, foschia e umidità, cosa cazzo vuoi che ci sia ancora da scalciare via dall’aria ad opera del vento? Polvere? Acquerugiola? Nevischio? Uccelli defunti? Smog? Nebbia? Cartacce? Foglie morte? Palloncini sfuggiti di mano ai bambini? Bastava scriverlo.
Basta, ad Andrea Vitali ho inflitto la morte letteraria. Sarà dura che lo rivedrete su queste pagine.
Il Lettore incazzereccio

1 commento:

  1. Sai una cosa?
    Questo libro non l'ho nemmeno considerato per una mia lettura.
    E' il titolo che racconta tutto!

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