giovedì 1 ottobre 2015

La ferocia

Avrete sicuramente notato che è passata una settimana dall’ultimo post pubblicato. Perdonatemi, ero impegnato nella lettura del libro di cui sopra, questo La ferocia che ha vinto il Premio Strega 2015. Una lettura di quelle… ma di quelle…
Di quelle che ti mette pensiero ogni volta che lo prendi in mano, che ti fanno rimpiangere il tempo perso nella lettura (orrore!), che ti fanno dare le testate nei muri, che ti fanno cadere di nuovo nella depressione nel pensare per cosa si vincono i premi importanti oggigiorno.
Si è capito che non mi è piaciuto? A partire da quella copertina insipida e fuori tema. E naturalmente non sono neanche arrivato in fondo, ma è stata una sofferenza comunque.




È andata così: non avevo nessunissima curiosità di leggere il vincitore del Premio Strega 2015, ma due care amiche (dopo essere intervenute ad una presentazione dello stesso Autore che dicesi un simpaticone…), mi hanno detto che in fondo non era poi così male, e una di loro mi ha prestato la sua copia (autografata dall’Autore stesso medesimo!) con la seguente avvertenza: “Le prime pagine sono un po’ pesanti… ma poi migliora!”.
Alla faccia delle prime pagine! Arrivato a fatica a pagina 80 le ho scritto un messaggino esprimendo i miei dubbi e lei mi ha risposto “Lo sapevo…”, invitandomi a proseguire. L’ho fatto, tra sofferenze inaudite, noia infinita, nausee esiziali ogni volta che stavo per riprenderlo in mano e l’insopprimibile desiderio di emulare Pepe Carvahlo accendendoci il fuoco nella stufa. Dopo altre 100 pagine di repulsione ho ceduto: il miglioramento non c’era stato e mi sono sentito sufficientemente giustificato nell’abbandonarlo, considerando anche che ero appena a metà. Non avrei resistito comunque fino alla fine.
Un altro esempio di come alcuni libri vengono scritti apposta per fare in modo che vincano i premi letterari. Per carità, è un romanzo colto, ma anche troppo, scritto con una ricercatezza lessicale accurata ma non esagerata (non al livello di Scurati, per intenderci), con introspezioni psicologiche approfondite, ma anche troppo, costruzioni sintattiche elaborate e precise, ma anche troppo, e la “giusta” dose di citazioni sapienti che, a differenza di Scurati, Lagioia lascia passare quasi sottotono inserendo vaghi riferimenti (a William Blake, per esempio) senza stare a specificare più di tanto.
Lo svolgimento è però complicato dalla costruzione architettonica elaborata e arricchita con frequenti e fin troppo ellittici flashback, dalle spiegazioni logorroiche sul comportamento e sul modo di pensare dei vari personaggi in tutti gli stadi delle loro vite, e dall’inserimento ad intervalli regolari di considerazioni filosofiche su profonde verità esistenziali e/o metafore contorte che il più delle volte devi tornare indietro a rileggere per tentare di capire cosa avesse voluto dire.
Il tutto equivale a: noia, spazientimento, nausea, disinteresse; altro che piacere di lettura!
La ricerca stilistica raggiunge livelli parossistici quando cominci a leggere un brano e ti accorgi che l’autore è lì che ti sta dicendo: “Ecco, guarda, prepàrati, adesso ti faccio vedere come si scrive…” e si lancia in un esercizio di stile sopraffino, di quelli da portare ad esempio nei corsi di scrittura creativa, come riempire pagine intere di frasi brevissime staccate conferendo un ritmo da Gran Premio di Formula 1, o costruire la narrazione di un semplice fatto su più linee separate convergenti o meno alla fine.
Tanto per farvi un esempio terra terra di quest’ultimo concetto (farina del mio sacco, scritto in due minuti):
La donna prese la pistola. La rondine volava nel cielo. Dalla tasca estrasse un proiettile. Con un’improvvisa cabrata si allineò sulla traiettoria di un’ignara farfalla. Quando sarebbe stato il momento migliore? La inseguì vanificando gli scarti fino a intercettarla e la inghiottì con uno scatto repentino del capo. Ma proprio ora, perché aspettare? si disse inserendo la cartuccia nel caricatore. Lo richiuse con uno scatto secco (che potrebbe provenire sia dal tamburo della rivoltella che dal becco della rondine, NdA). Salì in auto per andare incontro al suo destino. Si diresse veloce verso i suoi piccoli che la aspettavano nel nido.
Tanto per far capire come la cosa non sia poi così difficile e sufficientemente confusa da destabilizzare qualsiasi lettore. Ma fa tanto fine! Fa tanto scrittore evoluto! Oltre alle “raccomandazioni” delle case editrici potenti, sono queste le cose che vi faranno vincere i premi letterari. Riflettete gente, riflettete.
Dovrò pensarci seriamente anch’io, prima o poi.
Il Lettore & lo Scrittore
P.S.: rileggendo la farina del mio sacco mi accorgo di come quelle poche righe siano piene di nebbiose allegorie dal profondo significato… sarò sulla buona strada?

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