venerdì 25 settembre 2015

E l’uomo incontrò il cane

Per approfondire la ricerca su un progetto che ho in mente mi sono riletto da poco questo libretto che avevo già assaporato decenni fa, in pratica appena pubblicato, quando ancora non c’erano mai stati cani a tenermi compagnia. Questi sarebbero venuti dopo, e i gatti ancora più tardi, e con il loro arrivo ho ripreso in mano diverse volte E l’uomo incontrò il cane (So kam der Mensch auf den Hund) per studiare i comportamenti reciproci di queste due bestie e prepararmi al confronto.
Da quando è stato pubblicato nel 1973 quindi, lo stesso anno in cui Konrad Lorenz ha conseguito il Premio Nobel per la medicina, fino alla settimana scorsa, avrò letto questo libricino almeno sette o otto volte.
Quanti altri proprietari di cani avranno fatto altrettanto?




Pur essendo costruito con il linguaggio semplice della divulgazione scientifica ad uso dei profani, e con parecchie scene narrate più con il piglio del romanziere che dello scienziato ricercatore, questo libro è un vero e proprio saggio sull’evoluzione del rapporto uomo-cane condito con molte delle considerazioni etologiche che hanno fatto di Lorenz uno dei padri di questa scienza. L’etologia non è altro che la ricerca comparata sul comportamento degli animali e Lorenz, paleontologo mancato, ne è stato uno dei fondatori arrivando a conseguire il Nobel per i suoi studi sull’imprinting nelle oche, che ha poi esteso a molte altre specie animali.
Un libro veramente delizioso che tutti i proprietari (compagni) di cani dovrebbero leggere. Dopo di questo, e soprattutto in questi ultimi anni, di libri seri sui cani ne sono usciti a centinaia e anche di notevole importanza ― La vita segreta dei cani, L’intelligenza dei cani eccetera ―, ma E l’uomo incontrò il cane resta sempre il basilare antesignano di una corrente che rimarrà sempre attuale fino a che vi saranno bavosi quattrozampe a tenere compagnia a semplici bipedi.
Di Konrad Lorenz ho letto anche L’anello di Re Salomone, forse il suo libro più famoso, L’aggressività e L’altra faccia dello specchio, e in tutti ho riscontrato, insieme alla conoscenza delle materie trattate per quanto all’epoca innovative, uno sconfinato amore per gli animali oltre ad una notevole capacità di saper scrivere e divulgare concetti complessi con un linguaggio semplice.
Questo ti fa anche mettere da parte, per un momento, la simpatia di Lorenz per il partito nazional-socialista e le sue discutibili affermazioni sulla “doverosa” egemonia della razza ariana.
Col tempo, dopo la prigionia in Russia (dalla quale confessa di aver riportato la sorprendente analogia riscontrata tra nazismo e marxismo), e una volta persa la guerra, si sarà anche redento con le sue ricerche, ma di sicuro la disciplina del Reichstag gli era rimasta dentro se, allo scopo di proteggere il figlio dai numerosi animali che circolavano liberi per la sua fattoria, non ha trovato di meglio che chiudere lui in una gabbia…
Il Lettore 

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