Lo ammetto, ho barato. Recensire un libro che
ancora in pochi hanno letto lo so che è una cosa che non si dovrebbe fare, ma
intanto vi faccio venire la curiosità, no?
Una specie di stupida
rivalsa, perché io stesso ci sono stato per
molti mesi con la curiosità di leggere questa biografia di Grazia Cherchi, scritta nientedimeno
che da Michela Monferrini, della
quale conoscevo il progetto di creazione fin dal primo work in progress e di cui ho letto con ansiosa aspettativa i
capitoli in bozza man mano che Michela li inviava ad Ali&no Editrice.
Proprio l’altro giorno sono
venuto in possesso di una delle prime copie uscite dalla tipografia e
finalmente mi sono potuto rileggere il libro ultimato, stampato e completo
delle interessantissime fotografie di Vincenzo
Cottinelli, foto che altro non fanno che rendere reale un mito di quelli che, stando sempre nascosti,
plasmano la cultura. Ma voi non
abbiate timore: agosto è passato, i distributori sono tornati all’opera e proprio
in questi giorni questa farfalla si dovrebbe
poter trovare anche in libreria.
Forse il nome di Grazia Cherchi era noto a pochi, ma le
persone importanti in certi ambienti la
conoscevano eccome. Il lavoro dell’editor
viene svolto mantenendo sempre un basso profilo, e magari i nomi che si vengono
a conoscere sono quelli di coloro con cui quell’editor ha lavorato, che quell’editor
ha scoperto, quelli nei quali l’editor
ha intravisto le potenzialità del grande scrittore e ha contribuito nel farle
emergere.
Vogliamo fare alcuni di questi
nomi? Alessandro Baricco, Stefano Benni, Clara Sereni, Lalla Romano,
Adriano Sofri, Walter Veltroni, Gianni
Riotta, Gad Lerner… e molti
altri che sono passati attraverso l’amicizia o sotto la matita rossa di Grazia
e hanno acquisito da lei quel qualcosa in più che li ha fatti diventare ciò per
cui sono famosi. Dice di lei lo stesso Alessandro
Baricco: “Mi ha insegnato, più che
altro, un certo modo di stare al mondo.”
E Stefano Benni: “C’è un po’ di
lei in tutte le mie donne coraggiose.”
Mentre Vincenzo Cottinelli, l’amico che per più di vent’anni l’ha
fotografata innumerevoli volte, la ricorda con un affetto lapidario: “Lavorava sempre. Dormiva poco, fumava molto.”
Grazia
Cherchi è stata una figura
importante della cultura italiana: editor,
critica letteraria, giornalista, fondatrice e direttrice dei Quaderni Piacentini nonché scrittrice
lei stessa, e Michela Monferrini ne
tratteggia uno squisito ritratto dal tono pacato ma esaustivo, intrigante come
un romanzo, nel quale sottolinea lo spessore della Cherchi lasciando molto
spazio alle testimonianze dirette delle persone che l’hanno conosciuta e da lei
stessa intervistate.
Nel libro è interessante
notare l’empatia che si è creata fra
il personaggio indagato e la scrittrice alla sua ricerca, l’interesse crescente,
la scelta azzeccata delle citazioni e il sentimento con cui la Monferrini
descrive i tratti caratteriali di questa protagonista da lei conosciuta solo
sulla carta e dai ricordi di chi la stimava, e che emerge ad esempio quando ne
descrive la scrivania, vista solo in foto, una scrivania ingombra di fronte a
una parete bianca, da scrittore, ma quella foto è bastata per capirne l’essenza:
“… come se tutto fosse lì in modo tale
che si potesse restare seduti per molto, lavorare senza alzarsi mai; (…) Una
scrivania da immersione.”
Michela
Monferrini ha acquisito
notorietà dapprima arrivando in finale in diversi concorsi letterari, quindi
narrando in un saggio i luoghi fisici e letterari di Raffele La Capria e il suo stesso romanzo d’esordio, Chiamami anche se è notte, è stato
finalista del Premio Calvino 2012 e del Premio Zocca Giovani 2015. Dopo aver
letto questa biografia, la seconda volta con un interesse se possibile ancora
maggiore rispetto alla prima, sono convinto che di lei se ne sentirà parlare ancora
molto.
Il Lettore
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