martedì 8 settembre 2015

Grazia Cherchi

Lo ammetto, ho barato. Recensire un libro che ancora in pochi hanno letto lo so che è una cosa che non si dovrebbe fare, ma intanto vi faccio venire la curiosità, no?
Una specie di stupida rivalsa, perché io stesso ci sono stato per molti mesi con la curiosità di leggere questa biografia di Grazia Cherchi, scritta nientedimeno che da Michela Monferrini, della quale conoscevo il progetto di creazione fin dal primo work in progress e di cui ho letto con ansiosa aspettativa i capitoli in bozza man mano che Michela li inviava ad Ali&no Editrice.
Proprio l’altro giorno sono venuto in possesso di una delle prime copie uscite dalla tipografia e finalmente mi sono potuto rileggere il libro ultimato, stampato e completo delle interessantissime fotografie di Vincenzo Cottinelli, foto che altro non fanno che rendere reale un mito di quelli che, stando sempre nascosti, plasmano la cultura. Ma voi non abbiate timore: agosto è passato, i distributori sono tornati all’opera e proprio in questi giorni questa farfalla si dovrebbe poter trovare anche in libreria.




Forse il nome di Grazia Cherchi era noto a pochi, ma le persone importanti in certi ambienti  la conoscevano eccome. Il lavoro dell’editor viene svolto mantenendo sempre un basso profilo, e magari i nomi che si vengono a conoscere sono quelli di coloro con cui quell’editor ha lavorato, che quell’editor ha scoperto, quelli nei quali l’editor ha intravisto le potenzialità del grande scrittore e ha contribuito nel farle emergere.
Vogliamo fare alcuni di questi nomi? Alessandro Baricco, Stefano Benni, Clara Sereni, Lalla Romano, Adriano Sofri, Walter Veltroni, Gianni Riotta, Gad Lerner… e molti altri che sono passati attraverso l’amicizia o sotto la matita rossa di Grazia e hanno acquisito da lei quel qualcosa in più che li ha fatti diventare ciò per cui sono famosi. Dice di lei lo stesso Alessandro Baricco: “Mi ha insegnato, più che altro, un certo modo di stare al mondo.
E Stefano Benni: “C’è un po’ di lei in tutte le mie donne coraggiose.
Mentre Vincenzo Cottinelli, l’amico che per più di vent’anni l’ha fotografata innumerevoli volte, la ricorda con un affetto lapidario: “Lavorava sempre. Dormiva poco, fumava molto.
Grazia Cherchi è stata una figura importante della cultura italiana: editor, critica letteraria, giornalista, fondatrice e direttrice dei Quaderni Piacentini nonché scrittrice lei stessa, e Michela Monferrini ne tratteggia uno squisito ritratto dal tono pacato ma esaustivo, intrigante come un romanzo, nel quale sottolinea lo spessore della Cherchi lasciando molto spazio alle testimonianze dirette delle persone che l’hanno conosciuta e da lei stessa intervistate.
Nel libro è interessante notare l’empatia che si è creata fra il personaggio indagato e la scrittrice alla sua ricerca, l’interesse crescente, la scelta azzeccata delle citazioni e il sentimento con cui la Monferrini descrive i tratti caratteriali di questa protagonista da lei conosciuta solo sulla carta e dai ricordi di chi la stimava, e che emerge ad esempio quando ne descrive la scrivania, vista solo in foto, una scrivania ingombra di fronte a una parete bianca, da scrittore, ma quella foto è bastata per capirne l’essenza: “… come se tutto fosse lì in modo tale che si potesse restare seduti per molto, lavorare senza alzarsi mai; (…) Una scrivania da immersione.
Michela Monferrini ha acquisito notorietà dapprima arrivando in finale in diversi concorsi letterari, quindi narrando in un saggio i luoghi fisici e letterari di Raffele La Capria e il suo stesso romanzo d’esordio, Chiamami anche se è notte, è stato finalista del Premio Calvino 2012 e del Premio Zocca Giovani 2015. Dopo aver letto questa biografia, la seconda volta con un interesse se possibile ancora maggiore rispetto alla prima, sono convinto che di lei se ne sentirà parlare ancora molto.
Il Lettore

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