venerdì 12 settembre 2014

Avete il gabbiano Jonathan Listerine?

Il tedio di un pomeriggio passato su una spiaggia con un sole che ti arrostisce, la scomodità della sabbia e/o dei ciottoli, il fastidio del vento, l’angoscia del non avere nulla da fare se non aspettare che arrivi l’ora di cena ti spingono a leggere cose che in condizioni normali non prenderesti mai in considerazione: so per esperienza quanto siano noiosi i commentari, ma cosa vuoi, quando la tua mente obnubilata dall’uggia rifugge cose più impegnative ti attaccheresti anche alle scritte sulla carta igienica.


Avete il gabbiano Jonathan Listerine? è uno stupidario, un florilegio di situazioni occorse nella libreria dell’autore e riportate dapprima nel blog dello stesso e quindi raccolte in un volumetto di poche decine di pagine insieme a diagrammi a torta e grafici in coordinate cartesiane nei quali Stefano Amato, spesso anche con ironia, suddivide le categorie di lettori e di utenti del suo negozio di Siracusa in base a criteri che vorrebbero essere umoristici e sarcastici. A volte ci riesce anche.
Come tutti gli stupidari (quelli realizzati dai farmacisti, dai medici, dai gestori dei negozi di informatica, dai centralinisti, dai benzinai, dagli operatori di call-center eccetera eccetera), questo libro raccoglie gli sfondoni e le situazioni paradossali in cui vengono a trovarsi gli addetti alle più svariate occupazioni quando trattano con persone ignoranti, nel senso più esteso del termine. La storpiatura dei titoli dei libri sembra essere una cosa normale, ma di personaggi strambi al mondo ce ne sono tanti, e come si fa a dare credito al cliente che ti chiede insistentemente di ricercare il libro del quale non ricorda né titolo, né autore, né casa editrice né tantomeno la trama?
E come si riesce a trattenersi dal prendere a sberle il cliente che ti accusa di violazione della privacy quando gli chiedi la carta d’identità insieme alla carta di credito? O quello che pretende di farsi sostituire il libro acquistato dieci anni prima?
Per non parlare del comportamento insopportabile di alcuni clienti di tutti i giorni, dalla nonna che deve comprare un regalo per il nipote agli impiccioni che si intromettono a forza nelle scelte degli altri clienti, e chissà perché quelle poche ragazze carine che hanno voglia di parlare con il libraio càpitano invariabilmente nei momenti di maggiore affollamento…
A corredo delle battute Stefano Amato inserisce anche una serie di rassegne nelle quali descrive e analizza di volta in volta alcune categorie di cose o personaggi che hanno a che fare con i libri, ad esempio le peggiori tipologìe di fotografie che gli autori riescono a inserire nelle quarte di copertina (autore sorridente, autore serio, autore con sigaretta, autore con gatto, autore in posa plastica ecc.), oppure la classifica dei clienti con cui i librai non vorrebbero mai avere a che fare, e una quantità di diagrammi che illustrano, per esempio, le corrispondenze tra le scarpe Hogan e i libri di Fabio Volo o il rapporto esistente tra il valore intrinseco di un libro e il grado di amicizia con il libraio di chi lo acquista (più l'amicizia è profonda, più il libro è insulso).
Come tutte le raccolte del genere, a partire da quella più famosa che con tutta probabilità è Anche le formiche nel loro piccolo si incazzano, il libro si lascia leggere e riesce a strapparti anche un sorriso ogni tanto, ma più che altro è noioso (ti accorgi di procedere per inerzia, una battuta dopo l’altra come i popcorn al cinema) e sterile per le battute stringate per lo più fini a se stesse e delle quali manca la contestualizzazione e una sia pur minima descrizione dei personaggi.
Non mi sarebbe mai venuto in mente di comperare un libro del genere, e l’ho aperto solo perché l’ho trovato nell’e-reader della moglie. Dietro mia richiesta, nemmeno la proprietaria del lettore ha saputo spiegarmi come ci fosse finito dentro.
Il Lettore

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