Il tedio di un pomeriggio passato su una spiaggia con un sole che ti
arrostisce, la scomodità della
sabbia e/o dei ciottoli, il fastidio
del vento, l’angoscia del non avere
nulla da fare se non aspettare che arrivi l’ora di cena ti spingono a leggere
cose che in condizioni normali non prenderesti mai in considerazione: so per esperienza quanto siano noiosi i commentari,
ma cosa vuoi, quando la tua mente obnubilata dall’uggia rifugge cose più impegnative ti attaccheresti anche alle
scritte sulla carta igienica.
Avete
il gabbiano Jonathan Listerine?
è uno stupidario, un florilegio di situazioni occorse nella libreria dell’autore e riportate
dapprima nel blog dello stesso e
quindi raccolte in un volumetto di poche decine di pagine insieme a diagrammi a
torta e grafici in coordinate cartesiane nei quali Stefano Amato, spesso anche con ironia, suddivide le categorie di
lettori e di utenti del suo negozio di Siracusa in base a criteri che
vorrebbero essere umoristici e sarcastici. A volte ci riesce anche.
Come tutti gli stupidari (quelli
realizzati dai farmacisti, dai medici, dai gestori dei negozi di informatica,
dai centralinisti, dai benzinai, dagli operatori di call-center eccetera eccetera), questo libro raccoglie gli sfondoni
e le situazioni paradossali in cui vengono a trovarsi gli addetti alle più
svariate occupazioni quando trattano con persone ignoranti, nel senso più esteso del termine. La storpiatura dei
titoli dei libri sembra essere una cosa normale, ma di personaggi strambi al
mondo ce ne sono tanti, e come si fa a dare credito al cliente che ti chiede
insistentemente di ricercare il libro del quale non ricorda né titolo, né
autore, né casa editrice né tantomeno la trama?
E come si riesce a
trattenersi dal prendere a sberle il cliente che ti accusa di violazione della
privacy quando gli chiedi la carta d’identità insieme alla carta di credito? O
quello che pretende di farsi sostituire il libro acquistato dieci anni prima?
Per non parlare del
comportamento insopportabile di alcuni clienti di tutti i giorni, dalla nonna
che deve comprare un regalo per il nipote agli impiccioni che si intromettono a
forza nelle scelte degli altri clienti, e chissà perché quelle poche ragazze
carine che hanno voglia di parlare con il libraio càpitano invariabilmente nei
momenti di maggiore affollamento…
A corredo delle battute Stefano Amato inserisce anche una serie
di rassegne nelle quali descrive e analizza di volta in volta alcune categorie
di cose o personaggi che hanno a che fare con i libri, ad esempio le peggiori
tipologìe di fotografie che gli autori riescono a inserire nelle quarte di
copertina (autore sorridente, autore serio, autore con sigaretta, autore con
gatto, autore in posa plastica ecc.), oppure la classifica dei clienti con cui
i librai non vorrebbero mai avere a che fare, e una quantità di diagrammi che
illustrano, per esempio, le corrispondenze tra le scarpe Hogan e i libri di Fabio Volo o il rapporto esistente tra
il valore intrinseco di un libro e il grado di amicizia con il libraio di chi
lo acquista (più l'amicizia è profonda, più il libro è insulso).
Come tutte le raccolte del
genere, a partire da quella più famosa che con tutta probabilità è Anche le formiche nel loro piccolo si
incazzano, il libro si lascia leggere e riesce a strapparti anche un
sorriso ogni tanto, ma più che altro è noioso (ti accorgi di procedere per
inerzia, una battuta dopo l’altra come i popcorn
al cinema) e sterile per le battute stringate per lo più fini a se stesse e delle
quali manca la contestualizzazione e una sia pur minima descrizione dei
personaggi.
Non mi sarebbe mai venuto
in mente di comperare un libro del genere, e l’ho aperto solo perché l’ho
trovato nell’e-reader della moglie.
Dietro mia richiesta, nemmeno la proprietaria del lettore ha saputo spiegarmi
come ci fosse finito dentro.
Il Lettore
Nessun commento:
Posta un commento