mercoledì 16 ottobre 2013

Non lasciarmi

Dopo aver letto Quel che resta del giorno, quando mi sono trovato di fronte quest’altro romanzo di Kazuo Ishiguro non ho potuto fare a meno di prenderlo ed iniziarlo subito, sperando di ritrovare quella prosa cristallina che mi aveva soddisfatto leggendo il precedente.


Questa volta la conferma c’è stata: Ishiguro intavola in modo curato una prosa fluente, precisa nei particolari e sufficientemente discorsiva da permetterti di continuare ad andare avanti nonostante il ritmo pacato e l’atroce tematica che resta sempre in sottofondo. E in questo è supportato anche dalla traduzione oserei dire perfetta di Paola Novarese.
La tematica, dicevo. Il romanzo di Ishiguro è ambientato in una realtà distopica nella quale con il beneplacito statale si “allevano” cloni di esseri umani destinati a fornire  organi di ricambio per trapianti (le “donazioni”) in modo da curare molte malattie umane. Ma di questo nel libro non si parla quasi mai: con un mirabile ricorso all’ellisse l’autore ci fa trovare direttamente all’interno di una congrega di questi cloni che interagiscono tra loro come se vivessero in una società “normale”, con tutte le loro problematiche e gli interrogativi su quale sarà il loro futuro individuale del quale sono edotti sì, ma al quale non sono mai rassegnati del tutto.
Da qui deriva lo sconvolgente senso di angoscia che permea tutto il libro, dall’inizio alla fine, attraverso un succedersi di situazioni anche futili, ma che viste attraverso l’ottica del destino segnato di questi esseri, del tutto simili agli esseri umani ma condannati fin dalla nascita, incidono a fondo nel lettore un orrore viscerale per la possibilità concreta della fattibilità di un’operazione del genere. Kazuo Ishiguro è un maestro nel mostrare, attraverso fatti banali e rapporti interpersonali quali potrebbero svilupparsi tra qualsiasi adolescente, l’angoscia che deriva dall’essere considerati come pecore al macello, rassegnati, segnati da un destino ineluttabile. Inoltre l’autore si cala con coerenza e naturalezza nei panni di una protagonista di sesso femminile e riesce nello scopo di farla apparire perfettamente plausibile.
Non lasciarmi è un libro che nonostante la voluta lentezza ti afferra alla gola e non ti lascia, tramite un susseguirsi di episodi “normali” che dipingono una situazione complessa e agghiacciante, attraverso la quale l’autore ti conduce con una non-chalance che sconfina nel fatalismo. Anche il trucco che l’autore usa chiamando i personaggi solo con il nome e l’iniziale puntata del cognome (Kathy B.) conferisce ai singoli una drammatica spersonalizzazione, e sottolinea la privazione di un’identità concreta.
Un libro che una volta letto non si dimentica facilmente.
Il Lettore

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