lunedì 14 ottobre 2013

L’arrosto argentino

Nella collana “Piccola Biblioteca di Cucina Letteraria” di Slow Food Editore vengono pubblicati brevi testi di autori conosciuti che abbiano in qualche modo a che fare con il cibo e la gastronomia. Tra gli altri vi sono già apparsi Moni Ovadia e Simonetta Agnello Hornby, e Massimo Carlotto è il numero 6 della serie di quelli che si cimentano nell’inneggiare alla cucina nell’esiguo spazio di 24 cartelle.


I libri di Carlotto che ho letto, Alla fine di un giorno noioso e Respiro corto, mi sono piaciuti per lo stile incalzante, anche se per questo a volte peccano un poco di superficialità non approfondendo i personaggi in modo adeguato, e per l’asprezza delle situazioni che l’autore tratta in un modo che più crudo sarebbe difficile.
Nelle 24 pagine di questo volumetto il Carlotto narrante parla dell’antico rito della preparazione dell’arrosto argentino, l’asado, insegnatagli da un vecchio asador, che in Argentina è una figura tenuta molto in considerazione, in questo caso una specie di gaucho solitario che ama le intese silenziose e rifugge dalle chiacchiere banali. Insieme alla ricetta di come si allestisce un buon asado, l’alter ego del protagonista fornisce al narratore una storia d’amore romantica ma allo stesso tempo tragica che funge da terza linea narrativa.
Nel complesso un racconto carino, che si legge in un quarto d’ora e ti fa venire voglia di andare a comprare un quarto di manzo e poi accendere il fuoco senza stare a pensarci su tanto.
Un libricino per niente adatto ai vegetariani.
Il Lettore

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