lunedì 7 ottobre 2013

L’arte di correre sotto la pioggia

Dal momento che qualche giorno fa ho bocciato Licia Colò per il suo modo di scrivere sugli animali, ho pensato di fornire un esempio di come andrebbero scritti i testi che trattano di animali.

Non solo, questo di Garth Stein che ho letto qualche tempo fa è anche uno di quei libri il cui valore è inversamente proporzionale al costo: per 6.50 euro vi portate a casa un romanzo che vi appassionerà non poco e al quale di sicuro destinerete un posto d’onore nella vostra libreria nonostante il suo formato economico e tascabile. Secondo me è pure molto meglio di Io e Marley.


Se tu sei il cane di un bravo meccanico automobilistico con serie intenzioni di affermarsi nella carriera di pilota, è giocoforza che ti chiami Enzo.  Come Enzo Ferrari.
Enzo è il protagonista narrante di questo romanzo che sviscera tutti gli aspetti del rapporto uomo/cane: dall’amore incondizionato del cane per il suo compagno umano all’amore dell’uomo per il suo cane, il tutto visto in chiave canina e complicato dai tragici avvenimenti attraverso i quali il protagonista umano sta transitando.
L’immedesimarsi dell’autore nel cane narrante è riuscito benissimo e il tutto appare linearmente coerente e di una leggibilità godibilissima nonostante la marcata antropomorfizzazione e la classica struttura in cui i buoni prima soffrono passando tra mille peripezie ma nel finale riescono a spuntarla: il libro è coinvolgente e appassionante, e chiunque possieda o abbia posseduto un cane si ritroverà nel rapporto tra i due protagonisti.
Certo, i pensieri del cane che si rammarica di non poter parlare o di non avere il pollice opponibile sfiorano la sdolcinatura, così come può apparire azzardata la smodata passione di Enzo per le corse automobilistiche o il suo anelito di rinascere come uomo, ma vedrete che nel complesso ci possono anche stare e contribuiscono a rendere il libro commovente oltre che piacevole.
Per non togliervi il gusto non posso dirvi come va a finire (e non credete che sia facile immaginarselo), ma vi confesso che sull’ultimo capitolo è scesa qualche lacrima anche dai miei occhi.
Quando leggo cose buone mi emoziono anch’io.
Il Lettore

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