La
Casa Editrice per la
quale valuto i manoscritti inediti (gli scrittodattili,
come li chiama Stefano Benni), ha pubblicato sul proprio sito internet l’avvertimento di non
spedire loro elaborati per alcuni
mesi, e ciò perché oltre ad averne ancora in abbondanza da leggere, la
situazione di crisi odierna costringe a centellinare gli investimenti.
Come stanno facendo molte
altre case editrici.
Nonostante ciò, forse
perché a qualcuno il significato delle parole scritte sfugge come nelle forme
più gravi di dislessia, continua ad
arrivare roba(ccia), quasi che l’avvertimento fosse rivolto a tutti gli altri
ad eccezione dei mittenti stessi.
L’altro giorno l’Editore Sommo mi ha trasmesso un
romanzo proditoriamente inoltratogli alla faccia del chiaro invito a non farlo,
e il testo era affiancato da una lettera d’accompagnamento che con irritante
presunzione diceva pressappoco così: “Ho
letto che non accettate manoscritti, ma io ve lo invio comunque (!!!), perché… be’, leggetelo, e poi vedrete se
non ho fatto bene ad inviarvelo lo stesso!”.
Incuriosito (e infastidito)
da cotanta sicurezza di sé, ho aperto il file e mi sono messo a leggere…
Messaggio
di servizio per l’Editore Sommo
(so bene che stai leggendo il blog comodamente spaparanzato sulla tua poltrona
girevole di fronte all’iMac): vorrei che tu
rispondessi al Sig. XXXXX (l’autore
dell’ultimo manoscritto che mi hai inviato), con le seguenti parole:
“Egregio Signor XXXXX,
la
professionalità di una casa editrice si misura anche valutando i manoscritti
che pervengono nonostante l’esplicito consiglio a non spedirli. Le siamo grati
del Suo interesse nei nostri confronti e, contestualmente al rimarcare in neretto nel nostro sito
internet l’invito a non inviare
elaborati, abbiamo esaminato attentamente il suo romanzo dal titolo YYYYY.
Ritengo
che nel momento in cui un autore sia dotato della spocchia necessaria ad ignorare gli avvertimenti, questa spocchia dovrebbe essere obbligatoriamente
supportata da una qualità di creazione ben al di sopra della media.
Mi
duole doverLe comunicare che nel suo caso non
è per nulla così. Anzi.
Il
nostro Valutatore ha trovato una tale
messe di bestialità nel suo manoscritto da minacciarci di sospendere il suo
rapporto di collaborazione con la Casa Editrice qualora continuassimo a
sottoporgli scempi del genere.
In particolare,
fin dalle primissime pagine il manoscritto brilla per l’assenza di preposizioni
semplici dove invece necessarie; inesplicabili passaggi temporali dei verbi
(dal presente indicativo al passato remoto all’imperfetto e viceversa)
all’interno dello stesso periodo; consonanti talora triple (abbbassamento) , ma
a volte singole (disapunto, barzelette); dialoghi atroci, esclamazioni e/o
espressioni idiomatiche stucchevoli e/o superflue parolacce all’interno degli
stessi; interruzioni di frasi a metà del loro svolgimento; reiterati accenti
aperti al posto di accenti gravi; inserimento di vocali accentate dove non
necessario (piùttosto); mancanza di spazi dopo il punto; numerosi rovescini in
battitura (davatni, voglere); molteplici lettere rimaste nella tastiera del
computer (eclamò); rimandi a capo a metà di discorsi inconclusi; lettere
maiuscole dimenticate; numerose virgole tra soggetto e predicato; unioni di
lemmi quando dovrebbero essere separati (fuoriluogo); parole platealmente
errate (inbarazzante); o con esuberanti aggiunte (contuinuo, prensenti); uso
abnorme del punto esclamativo; elaborazione di neologismi francamente inutili
(buosenso); e tutto ciò resta francamente incomprensibile a meno che Lei abbia
volutamente disinserito la funzione di correzione automatica di Word.
Per
non parlare dello stile (lasciamo proprio perdere, è meglio) e dei contenuti
che, purtroppo per loro, non sono recepibili a causa dello sfacelo ortografico/grammaticale
che costringe ad abbandonare la lettura dopo poche pagine.
Ma
la cosa che più mi rende amareggiato è che Lei, con la sua spocchia, ha
contribuito in modo inqualificabile a minare ulteriormente la nostra fiducia
nel prossimo, condannando molti altri potenziali, buoni scrittori, a non essere
letti, per il timore di rendere operative le concrete minacce del nostro prezioso
Valutatore.
Nel
salutarLa, La invito a risparmiarci una qualsiasi risposta: non verrà letta
neppure quella.
Il
suo, mancato, Editore.”
Il Valutatore
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