lunedì 14 gennaio 2019

La famiglia tortilla


Altra evasione dal prolisso romanzo storico nel quale non mi riesce di andare avanti (ma ancora non sono arrivato alla decisione di abbandonarlo del tutto).
Stavolta evasione doppia, perché sono stato rifornito di svariati libri in formato digitale e, curiosando tra i vari titoli, ho trovato che di alcuni autori la cui bravura è ormai consolidata vi sono diverse opere di gente nota ma a me sconosciute, e dopo Murakami mi sono rivolto a Marco Malvaldi. Per ben due volte, quindi anche il prossimo post avrà come soggetto lo stesso autore.
E come Murakami, perlomeno con il primo dei suoi due libri che ho letto, stavolta mi ha deluso pure lui.



Perché pare che qualunque opera edita con il suo nome abbia un successo strepitoso, e allora sotto a fargli scrivere libri su qualsiasi argomento: gialli, chimica, informatica, matematica, scienza divulgativa in genere e ora anche gastronomia. O meglio: guide gastronomiche.
Sì, perché questo piccolo saggio è una guida gastronomica di Barcellona. Un po’ come hanno fatto tanti altri, alcuni dei quali ho già recensito qui, come questo di Piersandro Pallavicini (qui, uscito tra l’altro nella stessa collana della stessa casa editrice di quello in oggetto), cioè di coloro che viaggiano e dei posti in cui si fermano sentono l’irrefrenabile bisogno di raccontarne le bontà culinarie. Intenzione lodevole, peraltro, ma la cui piacevolezza di lettura dipende molto da chi è che scrive. Della bravura di Malvaldi ormai si è certi, ma capita a volte che anche lui non sia esente da critiche. Come volevasi dimostrare.
Questo elenco di posti in cui mangiare (e come), a Barcellona, nonostante sia denso anche delle solite battute umoristiche del toscano, mi è sembrato piuttosto sterile e sostanzialmente inutile, a meno che uno non muoia dalla voglia di fare a breve un viaggetto nella città spagnola (e anche in questo caso non è detto che debba andare a mangiare negli stessi locali in cui è stato Malvaldi). Sembra scritto perché glielo hanno commissionato, ecco, senza sentimento. A me, che di Barcellona non me ne frega una mazza, ha lasciato dentro solo la delusione dell’aver constatato come anche i miti possano crollare con poco. Molto meglio la guida di Londra di Pallavicini, anche se la pappa (per restare in tema) è la stessa.
Sarà che uno dei protagonisti dei cui pareri bisogna tenere conto è anche il figlio quattrenne di Malvaldi, che con un irrefrenabile empito di stucchevole melensaggine nel volume è chiamato Pulcino dal recente padre, e conoscete già la mia idiosincrasia nei confronti dei bambini…
Il Lettore



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