L’altro giorno mi ha chiamato
il mio pusher musicale dicendomi,
visto che il precedente mi era piaciuto molto, che se avessi voluto leggerlo
aveva sottomano un altro libro di Piersandro
Pallavicini.
Non mi sono lasciato sfuggire
l’occasione e ho combinato un appuntamento all’impronta, nel quale, scambiandoci
chiacchiere sui nostri comuni hobbies
(da quelli del tutto leciti a quelli
dalla vaga impronta illegale, ma qui
mi fermo) mi ha consegnato questo A
Londra con mia figlia (e Harry Styles) affermando che se possibile lo aveva
fatto ridere ancora più di quanto
era successo con l’Ottolina.
Preso il libro, ho dato prova
della mia assoluta ignoranza in
materia di tendenze giovanili e di “musica” attuale e me ne sono uscito con
l’ingenua domanda: “Ma chi cazzo è Harry
Styles?”
La casa editrice Edt ha dato
vita alla collana “Allacarta” nella
quale “scrittori contemporanei raccontano
il mondo attraverso il cibo. Ogni
viaggio una storia. Ogni storia, un piatto.” Parole loro.
Piersandro
Pallavicini ha quindi raccontato
di Londra e dei viaggi che ci ha
fatto con sua figlia Francesca. Lui alla ricerca di vecchi vinili e di
una full immersion nella capitale
della musica progressive degli anni
’70, cioè la Musica con la M maiuscola;
lei con l’aspirazione di riuscire a
incontrare il suo inarrivabile idolo (Harry
Styles, appunto); entrambi nella
speranza di riscontrare un cambiamento nella deprimente cucina inglese.
“Al mattino le uova e il bacon
della nostra landlady grondavano di
strutto, guardare nella padella dove cucinava dava la stessa vertigine che
spingere lo sguardo dentro una fossa biologica” rammenta Pallavicini
riferendosi alla cucina della sua padrona di casa nel suo primo viaggio in
Inghilterra. E in effetti lo scrittore ha notato diversi cambiamenti rispetto alla Londra di alcuni anni fa: tra le cose più
importanti sottolinea che incredibilmente ha mangiato bene, e con costernazione ha dovuto arrendersi al fatto che i
polverosi negozi di dischi nei quali scovare qualche rarità sono calati di numero.
Pallavicini fa un resoconto
dettagliato di tutti i ristoranti che ha frequentato nel corso di quest’ultimo
viaggio a Londra, dai più economici ai più cari, dai pubs ai ristorantini greasy
spoon di Soho, che noi chiameremmo
bettole, dal ristorante sul roof
della Tate Modern a quello situato al 31°piano dell’Aqua Shard, dove il gusto del cibo di
un ristorante di lusso è condito dal panorama della Londra sotto di te,
descrivendone ogni piatto e riportandone persino il costo. Il tutto è
supportato dalla costante analisi del rapporto padre-figlia, dodicenne che odia
i pomodori e sempre in modalità sfotti-padre, alle cui impietose considerazioni
sull’anzianità di “papi” Pallavicini ribatte pungendola sul vivo: “Nelle foto di un paio di anni fa Harry
Styles era cotonato come la Lady di ferro, e da quando me ne sono accorto la
somiglianza tra Styles e la Thatcher è diventata un mio tormentone bonariamente
sfottitorio contro il suo idolo”.
La analisi gastronomiche sono
continuamente intervallate da disamine musicali
di canzoni e complessi che hanno marcato la vita dell’autore, fino ad abbinare
degli specifici brani ai momenti più salienti del suo viaggio. Ovviamente tutti
brani degli anni ’60 e ’70, che sottolineano quasi ogni passo che Pallavicini
compie in quello che era il centro nevralgico assoluto della musica che adora. Come
non commuoversi, sapendo che stai transitando per gli stessi luoghi dove hanno
vissuto persone che hai idolatrato? A passare sotto la casa in cui ha abitato Roger Waters mentre stava componendo The dark side of the moon?
La commozione, fino alle
lacrime, che prende sostando in contemplazione davanti al garage che un tempo era
il Marquee club, sullo stesso
marciapiede dove sicuramente più di una volta avranno trascorso la notte
chiacchierando Peter Gabriel o Peter Hammill, nonché tutti i Led Zeppelin.
Si sente, quando uno scrive
delle cose che ama.
Un libretto piacevole, veloce,
redatto con l’umorismo simpatico proprio dell’autore. Ottimo per chi deve visitare
Londra ed è interessato ai luoghi dove poter mangiare.
Ah, poi Francesca ci sarà riuscita a incontrare il suo idolo? Harry Styles, appunto (che incidentalmente
sarebbe uno, il più celebre, dei componenti degli One Direction, personalmente mai visti né sentiti, NdF)?
Questo non ve lo dico, scopritevelo
da soli.
Il Lettore
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